Ripicche bugiarde

Maria Teresa ed io facevamo parte della stessa compagnia teatrale, lei svolgeva il ruolo di narratrice. Dotata di voce suadente, priva d’inflessioni e accenti che fluiva dalle sue labbra in un italiano perfetto, riusciva a proiettare il pubblico nella dimensione richiesta dal copione.
Quando finiva la parte e ritornava dietro le quinte, si metteva seduta in disparte, lo sguardo basso, le spalle curve e le mani congiunte intrappolate tra le ginocchia serrate. Sarà stato per il suo modo di abbigliarsi con indumenti pratici e comodi, quasi severo, la cordicella delle lenti leggere che penzolava da quel viso senza trucco e incorniciato da bianchi capelli, dove tutto stonava con la musicalità filtrata dal timbro della sua voce, sarà stato anche per il suo modo di non esprimere mai giudizi sugli altri, la sua riservatezza; ma sta di fatto che, vista in questa cornice, ai miei occhi appariva come una fortezza inespugnabile, e rivolgerle la parola metteva a disagio.
Poi, improvvisa e letale, sopraggiunse l’epidemia che, come ben sappiamo, ci disperse, allontanandoci da ogni attività e da ogni contatto.
Molto tempo dopo, con Maria Teresa, intraprendemmo un fitto scambio di messaggi telefonici. Seppi che affondava le sue radici nella terra calabrese. I suoi genitori le trasmisero fin dall’infanzia questo senso di appartenenza, pur essendo nata e cresciuta nella capitale. Non era mai stata in questo luogo fino all’età di quindici anni, età in cui, i suoi genitori, dopo non pochi sacrifici, riuscendo a ristrutturare la casa di famiglia, decisero, seppur solo per le vacanze estive, di farvi ritorno. Il viaggio di andata fu un viaggio silenzioso per lei, con la fronte attaccata al finestrino della macchina, ignara del territorio che mutava nel percorso, si logorava al pensiero di non rivedere i suoi amici estivi. Sapeva cosa lasciava; ma non poteva immaginare a cosa andava incontro. Appena giunta a Belmonte Calabro si dovette ricredere: ne rimase affascinata fin dal primo sguardo, un luogo meraviglioso! Sembrava essere edificato a giusta dimensione d’uomo. Un paesino pieno di storia e di vicoli, con vista mozzafiato sul mare, con aria pulita e abitata da gente cordiale e ospitale… ospitale? Bè, non proprio tutti, uno in particolar modo. Un ragazzo del posto, consapevole del suo infallibile fascino, abbronzato, alto, moro, in camicia bianca appena sbottonata sul petto, fece degli apprezzamenti ad alta voce nei suoi confronti. Inutile dire quanto Maria Teresa ci rimase male, lei, una ragazza semplice e di sani principi morali! Qualche giorno dopo con i nonni materni, andò a far visita a dei lontani parenti, zio Ottorino e zia Angiolina e, chi ti sbuca fuori da una stanza? Sì, proprio lui, il ragazzo degli apprezzamenti, Fausto. Era il figlio di questi lontani parenti che lei, per rispetto, chiamava zii. Lui, imbarazzato, cercò di scusarsi, ma lei non volle sentir ragioni e, dopo una lite furibonda, Fausto le disse con disprezzo: “Io, una come te, non la sposerei mai!” e lei, sulla difensiva replicò: “Io, uno come te, spero di non incontrarlo mai più in vita mia!” Ripicche…
Le vacanze in estate, a Belmonte Calabro, si lasciavano desiderare per tutto l’anno. Il desiderio di rivedere Fausto cresceva smisuratamente ogni giorno di più, diventando reciproco.
Poi Fausto si trasferì a Roma per gli studi universitari, si laureò in legge e divenne direttore del personale d’importanti reti televisive nazionali, mentre lei intraprese la missione di maestra delle scuole elementari e, tra un impegno e un altro, convolarono a nozze.
Gli anni passarono velocemente, vivendo in profonda sintonia. Lui, insaziabile della voce armoniosa di lei, scriveva poesie per far sì che lei leggesse esclusivamente per lui. Si sostenevano a vicenda, completandosi, sentendosi a volte uno perfino nei pensieri. Gli anni a seguire, come in un appuntamento con l’innamorato, tornavano a godere quei bei tramonti sul mare e a respirare quell’aria pulita, in mezzo a quella gente accogliente e ospitale, pianificando le loro aspettative per il futuro.
Avrebbero voluto ritirarsi qui, per la pensione, una vecchiaia insieme; ma (c’è sempre per tutti il risvolto della medaglia, purtroppo!) un brutto giorno, Fausto la guarda con uno sguardo insolito, smarrito, come per chiederle aiuto… “E ora cosa mi sta succedendo?” le chiede, poi cade a terra, neanche il tempo per un saluto, in un sospiro…
Cala il sipario su quegli occhi marroni e lucenti, ormai le sopraciglia folte e scure gli fanno ombra, non hanno senso… tutto finisce con lui, divisi nel loro ultimo tramonto insieme! Non ci sarà più una replica, tantomeno un bis in questa nostra breve storia chiamata vita, per questo è meglio essere protagonisti piuttosto che spettatori!
Maria Teresa non può farne a meno di tornare a Belmonte, ormai ce l’ha nel sangue, torna qui a ricercare quella linfa che li ha fatti incontrare e che continua a nutrirla. Si ritrova a guardare, dalla terrazza di casa, gli stessi tramonti, che non sono più proprio gli stessi, anche le stelle nel cielo si sono affievolite; ma lei le scruta, cercando di carpirne almeno una scintilla messaggera che le dia l’illusione della sua vicinanza, mentre risuonano in lei, come una nenia antica, quelle spregevoli parole del loro primo incontro, piene rabbia e di odio, che il loro grande amore, ribaltandole, ha reso bugiarde.
Anche se Maria Teresa impiega la maggior parte delle sue energie facendo la nonna (a tutt’oggi svolge il ruolo di narratrice di scena), attraversa, come tutti del resto, momenti di solitudine e, tornando al discorso dei messaggi telefonici (per non restare con l’amaro in bocca), vorrei dare anche un altro senso a questa storia… le ho parlato del nostro giornale, Cotroneinforma; ha voluto sapere come trovarlo online… qualche ora dopo mi scrive… “Ho passato un bel pomeriggio leggendo il loro giornale. È veramente un bel giornale! Affronta argomenti attuali, storici, di respiro mondiale, senza tralasciare la cronaca quotidiana e gli aspetti politici locali. Bravi! Molto bravi!” (siete promossi) e non ha ancora toccato la carta, dico io, altrimenti avrebbe aggiunto “un giornale attento anche all’ambiente”. Bisogna fare i complimenti veramente a questa redazione che si regge soltanto su pochi e con un impegno no-profit, e aggiungere le congratulazioni per aver acquisito una nuova lettrice che, da questo numero in poi, si sentirà meno sola. Buona vita a tutti.

 

Adelaide Lazzarini

da: Cotroneinforma n. 146

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