LA STAGIONE DEI CAZZOTTI

Cotronei, sabato 5 giugno verso le 23; in gran parte giovani quelli che stanno in giro, qualcuno bevuto e forse agitato fino alla paranoia. Per una storia con una ragazza scoppia un gran casino che coinvolge bande contrapposte, e se le menano di santa ragione. In pochi minuti si aprono focolai di scontri in più parti, un effetto a catena con diversi conflitti ma tutti concentrati sullo stesso tratto di strada in via Vallone del Pere, nelle vicinanze del Municipio.

Come spesso accade, qualcuno che non c’entrava nulla è finito in ospedale, fortunatamente con danni lievi.

Vabbè, ma come si racconta una storia del genere. Cavolo è una cosa seria, merita di scriverci qualcosa. Non è facile e si potrebbe prenderla da diversi punti di vista. Proviamo a ragionarci focalizzando alcuni punti di attenzione.

 

Pare che dal ritorno alla libertà di movimento, dopo la fine dei vari lockdown, le scazzottate di sera e sempre dalle stesse parti del Municipio, siano frequenti. Solo a pensare alle liturgie per oltre un anno, che volevano farci uscire migliori da questa pandemia. Ma quando mai. Forse l’umanità s’è ancor di più abbrutita. Diversamente non si spiega tutto ciò.

Movimenta i locali, dalle parti del Municipio, una fascia generazionale specifica, che va dall’adolescente a quello attorno ai trent’anni. Sono ragazzi che vogliono divertirsi e fanno bene. Ci sono poi quelli che scambiano il divertimento con la degenerazione. Ubriachi che spaccano in giro bottiglie. Ubriachi, o diversamente agitati, che finiscono a scazzottarsi. Un’indecenza sociale.

La condanna, ovviamente, è indirizzata a quanti si comportano in questo modo. Ma se il tutto si ripete di continuo, se ritorniamo a raccontarci di risse e degenerazioni di ubriachi, la gran parte dei ragazzi che si trovano, loro malgrado, ad assistere a questo spettacolo devono in qualche modo manifestare l’indignazione. Non si può essere indifferenti. Che cominciassero tutti a interrogarsi su quanto accade e riflettere se occorre fare qualcosa per fermare queste forme di degrado. Che cominciassero a discuterne tra di loro e in ogni momento, perché Cotronei merita di essere un paese civile con una gioventù che riesce a divertirsi con responsabilità e intelligenza.

 

C’è una variabile in tutta questa storia che meriterebbe d’essere indagata dalla sociologia e della psicologia sociale. Mi riferisco alle risse che avvengono con ragazzi di altri paesi e che raggiungono di sera Cotronei per farsi qualche birra. Si perde di vista tutto quello che sta alla base di una società civile. Chi viene da fuori deve far uso dell’educazione e di un buon comportamento per farsi accogliere con rispetto e amicizia. Se invece non è possibile la convivenza, determinando situazioni brute e inconcepibili, necessitano i correttivi da apportare attraverso le forze dell’ordine, quanto attraverso le istituzioni dei paesi interessati, certamente responsabili del comportamento dei propri giovani cittadini.

 

C’è poi la variabile dei genitori in tutta questa storia, che vivono queste situazioni con un carico di giustificata preoccupazione. Sapere i figli in giro di sera (e tra pochi giorni non ci saranno più i limiti di orario per il “coprifuoco”) e con il clima violento che si è creato, non è certo una bella situazione.

Forse bisogna alzare il livello del dissenso rivendicando un diverso equilibrio sociale. Non è possibile il silenzio delle istituzioni, dell’amministrazione comunale, delle forze politiche potenzialmente in campo nelle prossime elezioni comunali, della chiesa e dell’associazionismo. Non può essere una questione da demandare soltanto alle forze dell’ordine per il controllo del territorio. Questi sono aspetti che riguardano l’organizzazione tutta e il livello di crescita di una società.

Anziché fossilizzarsi nei discorsi (che devono pur esserci, per carità) sulla buca stradale o sulla fogna che dalla Sila arriverà a Cotronei, un minimo di attenzione occorre riversarlo in altre direttrici, pensando alle politiche sociali e giovanili necessarie a veicolare una diversa sensibilizzazione, una diversa maturità, una diversa consapevolezza dell’essere cittadino di una comunità. Una società civile non si costruisce investendo soltanto in opere pubbliche dagli importi roboanti. Una società civile si costruisce lavorando principalmente sul capitale umano, partendo dai giovani, ovviamente.

In attesa che nel futuro possa approdare anche a Cotronei l’operatività istituzionale sulle politiche giovanili, in questo momento bisogna vigilare e tamponare in tutte le forme.

Intanto, i giovani dovrebbero fare il primo passo, dimostrando maggiore responsabilità, cercando di divertirsi senza arrivare a forme di degenerazione. Il cambiamento deve partire principalmente dai giovani, come avviene dappertutto, e se c’è da sfogarsi, anziché menarsi tra loro, che spendessero energie e rabbia nel rivendicare “pane e lavoro”.

p.f.

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