Chick Corea il calabrese del Massachusetts

A 79 anni se n’e andato Chick Corea, nome d’arte di Armando Antonio Corea, uno dei pianisti e compositori più affascinanti, estrosi e prolifici del nostro tempo, e in particolare del “tempo del jazz”, stella indiscussa del firmamento mondiale della musica afroamericana più interessante e colta.
Non è cosa notissima, Corea è di origini calabresi, che aveva più volte evidenziato nelle varie interviste e in particolare nei suoi ritorni alle origini, e nei suoi concerti tenuti in Calabria.
Una trentina di anni fa, fece ritorno in anonimato ad Albi, in provincia di Catanzaro, da cui emigrò il nonno Antonio (cui pare debba il suo nomignolo “Chick”) sul finire dell’Ottocento, per approdare a Boston. Il papà Armando senior, trombettista e direttore d’orchestra, introdusse Armando junior “Chick” nel mondo dei suoni, sicuro del grande talento del figliolo, enfant prodige, che di fatto si esibiva al pianoforte a soli 4 anni.
Calabrese del Massachusetts: “Era un marito, un padre e un nonno amato, ed era un mentore e un amico per molti”, si legge nella nota social che ne annuncia la scomparsa. “Tramite il suo lavoro e i decenni trascorsi in tour per il mondo, ha toccato e ispirato la vita di milioni di persone», prosegue il comunicatoche contiene anche un messaggio dello stesso Corea per i suoifan e per i suoi amici musicisti. “Voglio ringraziare tutti coloro che durante il mio viaggio mi hanno aiutato. Mi auguro che quelli che hanno sentore di poter scrivere, suonare e fare performance lo facciano. Se non lo fate per voi stessi almeno fatelo per noi. Il mondo non solo ha bisogno di più artisti, è anche molto divertente», ha lasciato detto ai suoi appassionati. E agli amici musicisti: “È stata una benedizione e un onore imparare e suonare con tutti voi. La mia missione è sempre stata quella di portare la gioia del creare ovunque ho potuto, e averlo potuto fare con tutti gli artisti che ammiro è stata la ricchezza della mia vita”.

Una carriera strepitosa, anche per queste evidenti doti d’animo e di intelletto, quella fatta da Corea, e consapevolmente spinta in ogni direzione: dal jazz standard al bebop e all’avanguardia, dal free alla fusion, dalla classica all’elettronica e acustica, dall’ensemble più frizzante al più raffinato solipsimo, sempre con un immenso amore per la musica vissuta e scavata in ogni sua più profonda e libera espressione.
Successo mondiale, ma solcato sempre con misura ed equilibrio, cosa un po’ rara nell’ambiente, e anche con la giusta “distanza”, nonostante fosse una grande e acclamata star con milioni di dischi venduti, 80 album realizzati, ben 50 nomination ai Grammy Awards, infinite collaborazioni con i “giganti” del jazz come Miles Davis, Gary Burton, Mc Coy Tyner, Stanley Clark, Keith Jarret, Dave Holland, Gary Burton, Pat Metheny, John McLaughlin, Al Di Meola, Paul Motian, e l’italoamericano e calabroamericano anche lui (origini dela famiglia a Torano Castello, Cs) John Patitucci, più volte “miglior bassista jazz” dell’anno.
Sovente in Italia, in particolare con un felice rapporto con Stefano Bollani e Umbria Jazz, e per i citati concerti in Calabria a Roccella Jonica (Rc) e Roccelletta di Borgia (Cz), oltre all’amicizia con Pino Daniele, di Chick Corea è nota pure la sua contestuale dimensione riflessiva e filosofica, l’inclinazione alla beneficenza e alle tematiche sociali con il personale sostegno assicurato a varie campagne, e poi la vicinanza a Scientology di Ron. H. Hubbard.
In un’intervista a Jazz Night fece questa significativa dichiarazione, una sorta di esplicita e concreta fenomenologia della musica e dei suoi interpreti: “Abbiamo il compito di essere un antidoto alla guerra e a tutti i lati oscuri di quello che accade sulla Terra. Siamo coloro che devono ricordare alla gente la loro creatività”.
In Calabria e ad Albi dove c’è la casa di famiglia e tanti suoi parenti, o no, che portano il suo stesso cognome, ci sarebbe da attendersi una pronta e significativa iniziativa per ricordarlo e celebrarlo degnamente e per come merita, quale ennesimo “figlio illustre” della regione e per l’indiscutibile statura artistica, di pensiero e d’animo.
E non lontano da Albi, a Cotronei, una vicenda incredibilmente analoga: le origini di un altro grande musicista (ma stavolta dell’hard rock e heavy metal): quello Steven Tyler (al secolo, Steven Tallarico) celeberrimo leader degli Aerosmith, gruppo anche questo nato a Boston (1970). Ritorno alle origini, dunque, anche per Tyler-Tallarico, con medesima entusiasta accoglienza parentale e di enti istituzionali, Comune in testa, pronti al primo omaggio, ed ora, pare, anche a fare le cose alla grande, con un apposito Museo tutto dedicato al musicista e alla sua celebre band, la cui costituzione è in itinere.

Roberto Messina

Tratto da Cotroneinforma n. 142

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