La soluzione più facile è sempre la stessa. Collocare tutti in un luogo fisico, magari grande e bello, ma lontano dagli occhi e dalle paure della gente. Una soluzione semplice, banale, inutile. Il Governatore delle Misericordie sostiene che: «L’accoglienza diffusa crea una presenza tangibile dei migranti e gli abitanti dei quartieri lo vivono come un problema, hanno la percezione di essere invasi: una situazione che può provocare risentimenti e rabbia».
L’affermazione del Governatore delle Misoricordie non rimane isolata nella storia e nel nostro quotidiano.
L’idea delle grandi strutture che accoglievano malati psichiatrici, tossicodipendenti, minori in difficoltà, disabili e altro hanno contraddistinto periodi tristi e opinabili delle politiche sociali.
Vogliamo ribadire il nostro essere contro queste politiche di aiuto e di accoglienza.
Creare luoghi dove vengono concentrati numeri grossi di persone è sempre stato sbagliato. Questi luoghi, per quanto dignitosi vogliono apparire, negano la dignità della persona, negano l’esaltazione del singolo e delle potenzialità individuali mentre, d’altro canto, potenzia le identità di gruppo, il risentimento e la rabbia. Questo si pericoloso.
La storia ha insegnato, da sempre, che il popolo sa come creare le condizioni di incontro e di confronto con le diversità. Il problema si crea quando gli amministratori si muovono in maniera funzionale nell’ascoltare minoranze rumorose, rabbiose e razziste creando situazioni di paura e conflitto.
L’accoglienza diffusa è la soluzione vincente, per tutte le categorie di svantaggiati; i piccoli centri di accoglienza per migranti non potranno fare altro che creare punti di incontro con la popolazione autoctona, stimolando sinergie, che possono avere anche valenze economiche e sconfiggeranno la diffidenza, le paure ed il razzismo.
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