Poiché non siamo in possesso del verbale con cui l’Autorità (TAR Calabria n.d.r.) ha revocato il provvedimento e, quindi, non ne conosciamo i contenuti tecnici, possiamo solo azzardare due ipotesi assolutamente contraddittorie tra loro.
1) La sospensione iniziale della nuova perimetrazione era stata eseguita solo in forma di autotutela, viste gli esposti alla Procura della Repubblica di Crotone, senza che fossero eseguiti gli opportuni accertamenti del caso e quindi la difformità nella costruzione dell’argine in destra idraulica, motivazione asserita per sospendere la nuova perimetrazione non era veritiera.
2) La difformità nella costruzione dell’argine in destra idraulica è veritiera e l’annullamento della sospensione è dovuto alla incapacità di produrre una documentazione tecnica che accertasse tale condizione.
Speriamo vivamente che la seconda ipotesi non sia quella corretta perché ciò sarebbe come dire: «attendiamo con baldanzosa allegria il prossimo evento alluvionale, tanto l’argine non servirà per ciò a cui è stato predisposto!» Altrimenti poi potrebbe essere: annus horribilis!
Così si concludeva l’articolo Annus mirabilis del numero 132/2017 di Cotroneinforma (pag. 6).
Oggi conosciamo in parte la verità dei fatti.
Purtroppo delle due ipotesi anzidette ad essere effettivamente vera è proprio la seconda, cioè quella che nessuno avrebbe dovuto augurarsi, sia per il cogente “rischio” che si porta dietro, sia perché la soluzione proposta dall’Amministrazione comunale per eliminare il rischio idraulico comporta spese di denari solo e soltanto per la collettività.
Tra novembre e dicembre 2019 con la Deliberazioni della Giunta Comunale N. 119 del 26.11.2019 e N. 136 del 23.12.2019 si apprende che si è deciso di intervenire nella definitiva sistemazione dell’argine sul Fiume Neto. Precisamente col progetto APPROVAZIONE VARIANTE AI LAVORI DI REALIZZAZIONE DEL COMPLESSO TERMALE MAGNA GRECIA – ADEGUAMENTO FUNZIONALE DELL’OPERA DI DIFESA SPONDALE ESISTENTE IN DESTRA IDRAULICA DEL FIUME NETO A PROTEZIONE DELL’AREA TERMALE si prevede di contrarre un prestito da 500.000 euro con Cassa Depositi e Prestiti e con esso finanziare l’opera.
Ma come, non era stato già tutto risolto! I canti di vittoria dopo la sentenza del TAR Calabria, le rassicurazioni sulla inesistente pericolosità alluvionale, il giubilo dopo l’archiviazione dei procedimenti giudiziari nei confronti del Sindaco. E invece no! E le novità, come ormai accade spesso in questa cittadina, arrivano proprio dagli atti formali di Giunta, Consiglio o “Settori”. Verrebbe proprio dire, in forma dimessa e burlona, God save the bureaucracy!
Mi riferisco a quanto emerge dalla Deliberazione N. 136 in cui per sostenere e validare la necessità di intervenire nell’adeguamento dell’argine si toglie il coperchio al vaso di Pandora e si è costretti ad ammettere che l’Ente comunale ha ricevuto in data 24/11/2016 il Verbale della sottocommissione RISCHIO IDRAULICO dell’Autorità di Bacino Regionale che dice:
[…] le prescrizioni riportate nel Verbale della sottocommissione RISCHIO IDRAULICO dell’Autorità di Bacino Regionale del 25.10.2016 trasmesso con nota prot. n. 350173 del 21.11.2016 e pervenuta al protocollo dell’ente al prot. n. 14600 del 24.11.2016 prevedono i seguenti adempimenti:
Per quanto sopra, la sospensione dell’efficacia della carta dei vincoli, trasmessa al Comune di Cotronei con nota prot. n. 79395 del 11/03/2015, è da intendersi revocata solo alle seguenti condizioni:
– eliminare l’attuale discontinuità (varco) tra l’argine del fiume Neto e l’argine del fosso Coniglio prolungando e unendo opportunamente le due difese;
– innalzare di almeno 50 centimetri l’intera sommità arginale dell’esistente argine in destra idraulica lungo il fiume Neto;
– verificare, mediante opportuna modellazione numerica, che l’intera difesa arginale in destra idraulica del fiume Neto e del fosso Coniglio abbia un franco di sicurezza non inferiore ad un metro rispetto alle quote dei livelli idrici della portata di piena duecentennale nel suo stato attuale (senza quindi considerare la possibile risagomatura delle sezioni d’alveo del fiume Neto).
Qualora non venga rispettato tale franco:
– prevedere di innalzare gli argini in maniera omogenea;
– predisporre un’attività di manutenzione periodica sulle opere idrauliche e sui due corsi d’acqua, fiume Neto e fosso Coniglio, al fine di rimuovere tempestivamente gli eventuali accumuli in alveo e ripristinare le opere idrauliche eventualmente danneggiate. […]
Quindi da ciò emerge che in data 24/11/2016 Comune di Cotronei e Autorità di Bacino della Regione Calabria sono a conoscenza della necessità di effettuare interventi per rendere l’argine conforme.
Ora la storia assume una connotazione grottesca.
Immaginate un imputato che si presenti davanti al giudice, probabilmente senza il contradditorio di chi lo accusa, e affermi che le accuse nei propri confronti sono decadute in quanto l’accusatore ha rinunciato a proseguire la causa; e il giudice senza approfondire altro dice “Beh, tutti a casa, stavamo scherzando!”.
Bene è proprio così che immagino sia andata dinnanzi al TAR Calabria.
Questo quanto scrive il TAR nella sentenza […] In vista dell’udienza (del 17/05/2017 n.d.r.) il Comune di Cotronei ha evidenziato che, con verbale del 25 ottobre 2016, l’Autorità di Bacino Regionale ha revocato il provvedimento impugnato. È dunque cessata la materia del contendere. […]
Ma questa è una “farsa”!
Nel verbale citato, che il Comune di Cotronei utilizza per affermare che l’Autorità di Bacino ha revocato il provvedimento, non si certifica la revoca, se non rispettando precise prescrizioni. Le quali peraltro non sono state ancora eseguite e, paradossalmente, sono le stesse che oggi vengono utilizzate per confermare la necessità degli interventi che costeranno alle casse comunali 500.000 euro.
Mi verrebbe ora da inveire contro il mondo intero! Ma possibile che non ci sia un minimo di correttezza istituzionale, non ci sia etica del proprio dovere di ente pubblico, non ci sia la volontà di appurare la verità? Leggasi Comune di Cotronei, Provincia di Crotone, Autorità di Bacino della Regione Calabria e TAR Calabria.
È davvero inverosimile credere che il TAR Calabria non abbia richiesto la documentazione attestante la revoca del provvedimento, così com’è ancora più inverosimile che leggendola abbia tratto le conclusioni prese nella sentenza, perché credo sia innegabile l’autenticità dell’interpretazione già citata, ovverosia che la revoca della sospensione poteva avvenire solo dopo che fossero state eseguite le prescrizioni elencate.
Il danno economico provocato da questo cortocircuito è che:
• un’opera finanziata con soldi pubblici non è stata eseguita come avrebbe dovuto (Argine sul Fiume Neto), questo ormai dovrebbe essere lampante, e ad oggi permane il rischio di esondazione;
• non sono state accertate le responsabilità per tale difformità e quindi non si può addebitarne a chicchessia il danno e le conseguenti responsabilità di natura economica;
• la collettività si deve accollare una spesa di 500.000 euro per il completamento dell’intervento per il quale era stato trovato uno stanziamento economico all’interno del progetto di ammodernamento della strada che collega Trepidò alla Strada Statale 107.
L’immagine impietosa che tale vicenda ci mostra è l’impossibilità, alle nostre latitudini, di addivenire ad accertamenti quanto meno realistici della verità, anche quando i fatti sono circostanziati ed evidenti.
L’orpello che ci si porta dietro è quello di “classi dirigenti” contigue e sodali, pervicaci e prevaricatrici nella continua e ostinata preservazione dello status quo.
Sullo stesso argomento:
2017 – Annus mirabilis, Cotroneinforma, n. 132, p. 6, 2017.
Rischio terme – Cessa la materia del contendere, Cotroneinforma, n. 131, p. 11, 2017.
Rischio terme, Cotroneinforma, n. 129, p. 21, 2016.
Rischio terme, Cotroneinforma n. 126, p. 22, 2015.
Elogio alla follia delle terme e Rischio terme – Il nostro mostro sconosciuto, Cotroneinforma, n. 125, pp.
POSTILLA ALL’ARTICOLO
ANNUS HORRIBILIS, AL MOMENTO, PER I DENARI PUBBLICI
Vorrei chiarire cosa intendo quando parlo di danno economico.
Per far ciò credo sia utile raccontare un’esperienza personale accadutami nei mesi scorsi.
Il luogo di cui parliamo è la città di Bochum nel Nordreno-Westfalia in Germania.
Sto lavorando, ormai da cinque mesi, per conto di una società che si occupa del rischio attinente le vecchie miniere di carbone; nello specifico, sia di ciò che il riguarda il monitoraggio dei pozzi e delle miniere, sia della progettazione del risanamento di quelle situazioni che possano risultare pericolose.
Detto ciò, solo per inquadrare e far comprendere l’ambito in cui la società opera, si può tentare di esplicitare quali siano le soluzioni praticate quando ci si trova di fronte una situazione di contenzioso.
Mi rendo perfettamente conto che le problematiche dei due casi sono completamente differenti, ciò che non è differente è che un’opera è stata mal eseguita. Purtroppo in un caso vi è un responsabile acclarato (ciò che vi racconterò), nel caso dell’argine sul Fiume Neto i responsabili semplicemente non esistono ed esiste una collettività che deve accollarsi le spese future dell’opera.
Questo è quanto accaduto in Germania.
La società per cui lavoro aveva predisposto un piano di risanamento, per la realizzazione di un campo sportivo, che prevedeva il riempimento dei pozzi e delle cavità che insistevano sotto il luogo di realizzazione dell’impianto. Il Committente era il Comune di Bochum.
La ditta specializzata che ha eseguito i lavori di riempimento (non conosco i motivi per cui ciò sia accaduto) non ha realizzato correttamente quanto avrebbe dovuto, per cui quando è iniziata la realizzazione definitiva del terreno di gioco sono iniziati i primi dubbi, poiché si notavano piccoli avvallamenti, problematiche di cedimenti del terreno battuto, difficoltà di realizzare la rete drenante.
Il Comune di Bochum (in quanto committente e stanziatore dei “danari”) ha richiesto una verifica e, previo incontro con tutte le parti in causa, ha stabilito che se si fosse appurato che il problema derivava da un errore nell’esecuzione dei lavori da parte della ditta esecutrice, la stessa avrebbe dovuto farsi carico del completo finanziamento dei lavori di ripristino.
È così è andata. In un mese abbiamo dovuto ricercare sull’area del campo sportivo 900 fori di riempimento e per ognuno di essi valutare se fosse completamente pieno o se fosse vuoto fino a quale profondità e provvedere al riempimento.
La ditta ha dovuto finanziare completamente l’opera di ricerca dei fori (a carico di una ditta terza), la consulenza della società per cui lavoro e, ovviamente, le spese per il riempimento definitivo dei fori.
Tutto ciò a proprio carico, cosa impensabile alle nostre latitudini!
Dai noi accade che: la Provincia di Crotone progetti e finanzi l’opera, la ditta non la esegua conformemente ovvero il progetto non sia stato corretto, qualcuno si premuri di investire le autorità competenti (Procura della Repubblica), l’Autorità di Bacino della Regione Calabria “sequestri l’opera” preventivamente, il Comune di Cotronei si opponga e faccia ricorso al TAR Calabria, l’Autorità di Bacino intrattenga relazioni col Comune di Cotronei inviando missive ufficiali (missive che non riceve il TAR Calabria), il TAR Calabria si fidi della parola del Comune di Cotronei e decida il non luogo a procedere, la Provincia di Crotone si tenga fuori da tutto nonostante sia stata il committente.
E tutto finisce “a tarallucci e vino”, con i denari pubblici mal spesi e una zavorra da cinquecentomila euro per i cittadini di Cotronei. Per me, e per quanto anzidetto, questi 500mila euro configurano un’ipotesi di danno erariale. Per voi?
Cittadini, svegliamoci e battiamo i pugni sul tavolo – magari – di tanto in tanto!
Peppe Guarascio
Tratto da: http://cotroneinforma.org/wp-content/uploads/2020/02/139.pdf