Migranti, il centro d’accoglienza in Calabria è nello scantinato di un ex ristorante di montagna

Vicino ad Aprigliano (Cosenza) una sessantina di migranti sono stati accolti in un edificio fatiscente abbandonato, tra letti improvvisati nei vani delle scale, pseudo stanze create con separé di legno, bagni allagati e condizioni igieniche spaventose. Il senatore Morra (M5S) ha provato a entrare, ma è stato respinto. E anche qui, dietro l’accoglienza, si scoprono cooperative e imprese direttamente legate ad amministratori e politici locali.

Ormai sono mesi che i migranti ospitati in contrada Spineto, nel comune di Aprigliano in provincia di Cosenza, protestano per le condizioni in cui vivono. Circa una sessantina sono stipati all’interno di un fabbricato che un tempo era un ristorante di montagna, “Il Capriolo”, tra i boschi della Sila a decine di chilometri dal primo centro abitato e con un solo pullman giornaliero che li collega con Aprigliano. Per ritornare al centro di accoglienza l’unica corsa è alle 15 e chi non riesce a salire su quel pullman dovrà dormire fuori per una notte. Chi rientra, invece, troverà ad accoglierlo una struttura in parte inagibile, tra muri ammuffiti e sporcizia.

Fino a ieri erano 83 i migranti gestiti dalla cooperativa “Sant’Anna”. Molti di loro, tra cui 11 donne somale, sono ammassati in uno scantinato senza finestre. Gli altri dormono in letti improvvisati anche nei vani delle scale, in pseudo stanze create con separé di legno, bagni allagati e condizioni igieniche spaventose. “Nessun corso di italiano e due soli cooperatori” denuncia il senatore del Movimento cinque stelle Nicola Morra al quale è stato impedito di entrare nell’ex ristorante “Il Capriolo”.  Ma a fronte di oltre 50 ospiti, – si domanda il parlamentare – non ci sono criteri che vincolano alla presenza di un determinato numero di operatori?”.

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Interrogativi rimasti appesi, nessuno ha ritenuto finora dare una risposta. Il centro di accoglienza è gestito dalla cooperativa “Sant’Anna” che ha sede a Pedace ed è amministrata da Carmelo Rota, un ragazzo di 33 anni che, nello stesso Comune, è anche assessore del Partito democratico. Come in tante altre realtà in Italia, anche da queste parti l’accoglienza e la politica vanno a braccetto. Nel consiglio di amministrazione della cooperativa, infatti, c’è Marco Morrone, un imprenditore che gestisce diverse case di cura private nel cosentino. Ed è lo stesso Morrone, gemello di Luca (presidente del consiglio comunale di Cosenza) e, soprattutto, figlio dell’ex parlamentare Ennio Morrone, una volta deputato con l’Udeur prima di passare a Forza Italia per cui è stato anche capogruppo al Consiglio regionale quando era governatore Giuseppe Scopelliti.

Nelle settimane scorse, a Spineto c’è stata una rivolta dei migranti dei cui problemi è stata investita anche la prefettura. La squadra Mobile ha avviato un’inchiesta per capire se ci sono delle irregolarità nella gestione del centro di accoglienza e sono iniziati già gli interrogatori di chi potrebbe fornire elementi utili alle indagini. Intanto i migranti protestano. “Qui si vive troppo male. – spiega uno di loro intervistato da un giornale locale – La situazione non è bella, ci sono tanti problemi. Molti vivono nello scantinato”. La prefettura è stata informata di tutto, ha chiesto alla cooperativa di eseguire dei lavori nello stabile dell’ex ristorante “Il Capriolo” e nel frattempo ha disposto il trasferimento di una ventina di rifugiati in altre strutture. Intanto la cooperativa vieta a giornalisti e parlamentati l’ingresso al centro di accoglienza.

“Quando sono stato a Spineto – afferma il senatore Morra – ho parlato con gli operatori della struttura i quali hanno rimarcato le difficoltà a lavorare a causa della rissosità degli ospitati. Quando siamo stati là, il mediatore culturale non c’era, non sono stati attivati i corsi di lingua italiana e tutte le attività finalizzate all’integrazione. A noi è stato precluso di poter visitare gli interni. La cosa che mi ha colpito è che, mentre siamo stati lì, una donna somala puliva, lavava a terra l’intero primo piano e il pian terreno della struttura. Io pensavo che le pulizie dovessero essere a carico della cooperativa e non degli ospitati. Ho incontrato il proprietario dello stabile – aggiunge Morra – e mi ha detto che ha subito danni alla struttura per 15 mila euro. Ma non mi ha saputo dire quanto è il canone di locazione che percepisce”.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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