UN VIAGGIO VERSO UN SOGNO DI UMANITÀ

UN VIAGGIO VERSO UN SOGNO DI UMANITÀ

Negli ultimi mesi il piccolo borgo di Riace è al cen- tro del mondo. Il suo sindaco, Mimmo Lucano, è stato prima agli arresti domiciliari per favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina e per la gestione dei rifiuti per chiamata diretta, poi il Tribunale del riesame di Reg- gio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari ma ha di- sposto, nel contempo, il divieto di dimora nella cittadina calabrese.
Quali colpe per Lucano?
Responsabile d’aver violato la legge non per fini utilita- ristici, ma per eccesso di umanità.
Un provvedimento incomprensibile proprio in una terra, la locride, che rappresenta uno dei maggiori mandamenti calabresi della ’ndrangheta.
Mimmo Lucano è responsabile soltanto d’essere un sin- daco non allineato a nessuna consorteria, un uomo libero, buono, onesto che ha costruito nel suo paese un luogo d’u- topia in terra di Calabria.
Riace è un patrimonio dell’umanità, dove autoctoni e migranti vivono insieme e lavorano per costruire una so- cietà diversa, un diverso immaginario, in antitesi col pen- siero dominante che alimenta la paura, la xenofoba e pro- pone muri, fili spinati e respingimenti.
Si colpisce Mimmo Lucano per colpire un modello,
quello di Riace con i suoi significati simbolici di solidarie- tà, accoglienza, integrazione e corretta gestione del denaro pubblico.
Il 6 ottobre scorso, si è tenuta a Riace una grande mani- festazione di solidarietà per Lucano e, in contemporanea, in diverse città italiane e all’estero. Una giornata che reste- rà nella storia della Calabria, una giornata che ha seminato fiducia e la consapevolezza che qualcosa si può cambiare.
Questa storia di Riace non è per nulla finita, come non finiscono le forme di resistenza che ha generato.
Si manifesta un popolo in viaggio verso un sogno di umanità. È un buon segno.
Ci pare significativo, in questo momento, pubblicare nella pagina successiva “Abbiate il coraggio di restare soli”, la lettera scritta da Mimmo Lucano per i seimila ma- nifestanti arrivati a Riace il 6 ottobre, e letta nell’anfiteatro da Chiara Sasso, attivista della Rete dei Comuni Solidali e arrivata a Riace dalla Valsusa.
Ci pare significativo indipendentemente da quanto sta accadendo in questi ultimi giorni, con il decreto Salvini e lo smobilitamento dei migranti da Riace. Questa storia non è per nulla finita, come non finiscono le forme di resi- stenza che ha generato.

 

ABBIATE IL CORAGGIO DI RESTARE SOLI

È inutile dirvi che avrei voluto essere presente in mezzo a voi non solo per i saluti formali ma per
qualcosa di più, per parlare senza necessità e obblighi di dover scrive- re, per avvertire quella sensazione di spontaneità, per sentire l’emozione che le parole producono dall’anima, infine per ringraziarvi uno a uno, a tutti, per un abbraccio collettivo for- te, con tutto l’affetto di cui gli esseri umani sono capaci.
A voi tutti che siete un popolo in viaggio verso un sogno di umanità, verso un immaginario luogo di giu- stizia, mettendo da parte ognuno i propri impegni quotidiani e sfidare anche l’inclemenza del tempo. Vi dico grazie.
Il cielo attraversato da tante nuvole scure, gli stessi colori, la stessa onda nera che attraversa i cieli d’Europa, che non fanno più intravedere gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di crudeltà di nuove barbarie fasciste.
Qui, in quell’orizzonte, i popoli ci sono. E con le loro sofferenze, lotte e conquiste. Tra le piccole grandi cose del quotidiano, i fatti si intersecano con gli avvenimenti politici, i crucia- li problemi di sempre alle rinnovate minacce di espulsione, agli attentati, alla morte e alla repressione.
Oggi, in questo luogo di frontiera, in questo piccolo paese del Sud italia- no, terra di sofferenza, speranza e re- sistenza, vivremo un giorno che sarà destinato a passare alla storia.
La storia siamo noi. Con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre spe- ranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere.
Verrà un giorno in cui ci sarà più ri- spetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie. Dove non ci saranno più persone che viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio.
Sulla mia situazione personale e sulle mie vicende giudiziarie non ho tanto da aggiungere rispetto a ciò che è stato ampiamente raccontato. Non ho rancori né rivendicazioni contro nessuno.
Vorrei però a dire a tutto il mondo che non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose, che hanno dato un sen- so alla mia vita. Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarie- tà.
Vi porterò per tanto tempo nel cuo- re. Non dobbiamo tirarci indietro, se
siamo uniti e restiamo umani, potre- mo accarezzare il sogno dell’utopia sociale.
Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali.
Di poter essere disubbidienti ogni qual volta si ricevono ordini che umi- liano la nostra coscienza.
Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimen- ticare nei tempi delle amnesie obbli- gatorie.
Di essere così ostinati da conti- nuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne.
Di continuare a camminare no- nostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci.
Ci dobbiamo augurare di mantene- re viva la certezza che è possibile es- sere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giu- stizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere.
* Lettera di Mimmo Lucano letta ai manifestanti di Riace il 6 ottobre.

Tratto da: http://cotroneinforma.org/wp-content/uploads/2018/11/136.pdf

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