Sabato 28 maggio c/o lo spazio del Collettivo Autogestito Casarossa40 di Lamezia Terme si è tenuta un importante e partecipata assemblea che ha visto la presenza di diverse organizzazioni sociali e singoli cittadini lametini e del comprensorio animati dalla volontà di capire cosa accadrà in città nelle prossime settimane circa il presunto arrivo di una grande quantità di rifiuti (ecoballe) provenienti dalla Regione Campania a seguito della gara vinta dal RTI Ecosistem-Econet, i cui vertici aziendali, lo ricordiamo, risultano già coinvolti nel grande traffico di smaltimento illecito di rifiuti tossici provenienti dal centro oli dell’Eni in Basilicata.
Le realtà presenti hanno deciso di unirsi in un coordinamento informale di zona per avviare una mobilitazione, a partire dai prossimi giorni, contro il trasferimento a Lamezia ed in Calabria di Rifiuti di qualsivoglia natura.
Il Raggruppamento Temporaneo d’Impresa Ecosistem/Econet intascherà con questa operazione altri 12milioni di euro che si vanno a sommare a quanto già fatturato con l’ENI nella torbida vicenda dello scorso febbraio in Basilicata.
Il lotto 4, aggiudicatosi definitivamente con decreto n.39 del 15/04/2016, è composto da rifiuti provenienti dalle operazioni di tritovagliatura ed imballaggio condotte presso alcuni impianti STIR (Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio dei Rifiuti) della Regione Campania oramai nel lontano 2007 durante l’era del governo Berlusconi e Prodi bis.
Sono tutti rifiuti classificati secondo i codici CER (che sono i codici che individuano la tipologia del rifiuto) 19 12 10 (CDR, Combustibile Derivato da Rifiuti) e 19 12 10 (altri rifiuti compresi materiali misti prodotti dal trattamento meccanico).
A scanso di equivoci ed anche per contraddire quanto è emerso in questi giorni per bocca dell’AD della Ecosistem l’oggetto della gara è il seguente: “Procedura aperta, suddivisa in 8 lotti, per l’affidamento del servizio di trasporto, conferimento, recupero e/o smaltimento in ambito nazionale e/o comunitario di rifiuti imballati e stoccati presso siti dedicati nel territorio regionale…”.
Ci sembra quindi quanto meno poco limpido quello che a più riprese ha dichiarato l’AD Salvatore Mazzotta su quello che sarà il compito della Ecosistem in questa vicenda; né ci rassicurano le sue parole sulle mancate opportunità di lavoro o sulla rilevanza storica di questa operazione voluta dal tandem RENZI/DE LUCA perché, pur reputando importante la possibilità di avere garantito un posto di lavoro, crediamo che parimenti debba essere tutelata la salute dei cittadini e dei lavoratori che più di tutti saranno a contatto con i rifiuti potenzialmente nocivi.
Ma vediamo che cosa c’è nelle ecoballe.
Dopo 9 anni le ecoballe sono ormai “mummificate” e cioè del rifiuto è rimasta solo la cosiddetta “frazione secca”, mentre le parti organiche e quindi anche i liquidi sono percolati col tempo. Dal punto di vista del potere calorifico sono un ottimo combustibile per inceneritore come d’altronde è riportato nello studio tecnico scientifico voluto dal Ministero dell’Ambiente ed elaborato da un Gruppo di Lavoro composto dal MATTM, ISPRA, ENEA e CNR.
Sulla reale natura del materiale trattato per formare le ecoballe però ci sono fortissimi dubbi; ci furono infatti numerosissimi verbali di contestazione per rifiuti non conformi, circa 8mila negli anni tra il 2000 e il 2004, che rivelarono la presenza tra l’altro di motoscafi interi, mezza autovettura, ordigni bellici, carcasse di animali.
Inoltre lo stesso capitolato speciale d’appalto prevede la verifica radiometrica dei rifiuti sia in fase di carico che in uscita proprio perché si intravede anche la possibilità di dover lavorare ecoballe contaminate da sostanze radioattive.
Vista allora la natura di queste ecoballe che sono nella stragrande maggioranza classificate come CDR (buono quindi per gli inceneritori) ed altri rifiuti di varia natura comunque “secchi” con possibilità di contaminazione radioattiva ci chiediamo qual è la possibile “valorizzazione” ed il possibile “recupero” da effettuare negli impianti di Lamezia Terme dichiarato lo scorso 27 maggio dall’A.D. della Ecosistem?
La valorizzazione del CDR (combustibile da rifiuti, appunto) come può avvenire? Semplicemente tramite la combustione in un inceneritore. Questo operazione di “valorizzazione” dove sarà approntata visto che dovrà avvenire “in altri impianti italiani tra cui quelli di Lamezia Terme” come ha dichiarato l’AD della Ecosistem? Forse nelle due linee attive dell’inceneritore di Gioia Tauro?
Inoltre proprio in virtù della caratterizzazione merceologica delle ecoballe campane ci appare molto strano che a margine delle lavorazioni non ci sarà un quantitativo di rifiuto (scarto) da smaltire. Questa operazione dove verrà eseguita?
In contraddizione poi con quanto dichiarato dall’AD Mazzotta ai giornali locali lo scorso 28 maggio, i vertici della Ecosistem il 27 maggio raccontano all’Agenzia DIRE che “i rifiuti saranno smaltiti in un impianto dell’industria De Residuos Valor-Rib (del municipio di Braga, in Portogallo) e in altri impianti italiani. Per il trasferimento all’estero, però, bisognerà attendere perché i rifiuti dovranno essere caratterizzati, bisognerà aprire il telo e fare il campionamento, poi le analisi, sulla base di una caratterizzazione definita dall’accordo con l’Arpac e con la supervisione dell’Anac”.
Qual è allora la verità? Perché la Ecosistem non rende pubblici i documenti di gara? Perché non viene resa nota il reale iter che dovranno seguire i rifiuti campani?
Rispediamo quindi al mittente l’affermazione dell’AD della Ecosistem secondo la quale “le ecoballe non possono essere smaltite in Calabria” visto che il bando di gara prevede esplicitamente il “trasporto, conferimento, recupero e/o smaltimento” anche in ambito nazionale. D’altronde le vicende legate alla discarica di Pianopoli ed allo smaltimento illegale al suo interno di materiale pericoloso proveniente dalla bonifica dell’ex SISAS di Pioltello (MI) o le recenti vicende legate appunto allo smaltimento di rifiuti pericolosi petroliferi da parte della Ecosistem proprio a Lamezia Terme ci devono insegnare che nel mondo dei “signori della monnezza” tutto è possibile!
Ci preoccupa, infine, il silenzio delle istituzioni territoriali e regionali – a partire dall’amministrazione Comunale all’Asp ed all’Arpacal – che in una vicenda così torbida e grave non hanno avvertito la necessità di vederci chiaro e soprattutto di capire cosa succederà realmente, aldilà delle comunicazioni “rassicuranti” della Ecosistem, nelle prossime settimane sul territorio lametino e regionale, anche alla luce dell’inquietante e recente rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità che ha individuato nella zona Bagni di Lamezia Terme uno dei siti più contaminati della Calabria, con un tasso di incidenza di tumore alla prostata superiore alla media nazionale.
Il nostro Coordinamento si mobiliterà sin da subito per informare i cittadini ed i lavoratori della zona industriale di Lamezia Terme sui rischi derivanti dall’esposizioni a rifiuti provenienti dalle ecoballe campane e, se dovesse essere necessario, ci opporremo fisicamente al loro transito sul nostro territorio.
NESSUN PROFITTO SULLA NOSTRA PELLE!
Tratto da: casarossa40.org