UMILTÀ E AGONISMO. Intervista a Salvatore Papallo, veterano dei campi di calcio

Siamo qui con Salvatore Papallo uno dei più grandi giocatori della storia calcistica di Cotronei.

Innanzitutto raccontaci quando è iniziata la tua carriera da calciatore nelle giovanili e quando hai esordito in prima squadra.
Ai miei tempi le giovanili non c’erano, si giocava direttamente in prima squadra, al massimo c’erano gli allievi. Il primo anno che ho giocato col Cotronei è stato grazie a Mister Gino Mellace che nell’86 mi ha portato, all’età di 15 anni, con la prima squadra, l’esordio è stato a Sellia Marina, successivamente mi portava in panchina, previa autorizzazione scritta, poiché allora a quell’età ci voleva un’autorizzazione scritta fatta da uno dei genitori, che però firmavo da solo e andavo a giocare.

Il tuo primo gol lo ricordi?
Il primo gol lo segnai a Scandale, ricordo che perdevamo 2 a 0 poi segnammo io e Villaverde e riuscimmo a pareggiare quella partita.

C’è una stagione calcistica che ricordi più delle altre?
Sicuramente quella a cui sono legato maggiormente è il campionato fatto con gli Allievi allenati da Mister Fronzo Comberiati, stagione che mi ha dato delle sensazioni e delle emozioni che ancora oggi ricordo con piacere.
In particolare perché quell’anno, con gli allievi si giocava il mercoledì e la domenica mi convocavano con la prima squadra di Mister Ghidini. I due mister bisticciavano sul fatto che io dovessi giocare con l’una o l’altra squadra. Facevo quindi due campionati in uno. Negli allievi tra gli altri c’erano Luca Fabiano in porta, Gino Lopez, Danilo Locanto, Fabio Borza, Giuseppe Guarascio, Salvatore Grano e altri amici come Domenico Miletta (Cerezo) che ha tirato il rigore decisivo della finale che ci ha fatto vincere quel campionato. Ricordo che gli avversari avevano un vero portiere di categoria, fu la prima volta che vidi un portiere con le scarpe chiodate, sembrava un robot, tante che pensavo quanto fosse stato difficile fargli gol, ma anche in quel caso ci riuscii, di ginocchio, ma segnai una rete. Pareggiammo i tempi regolamentari, poi i supplementari ed infine ci furono i calci di rigore. Ricordo ancora la sequenza, il primo lo sbagliò Giuseppe Benincasa, che pianse ma avrei pianto anche io al posto suo sinceramente; poi Marco Impresa: gol; poi tocco a me e segnai; Gino Lopez: gol; poi anche gli avversari sbagliarono, quindi Giuseppe Guarascio il grande fece gol. A quel punto siamo andati ad oltranza, loro hanno sbagliato, toccava a Domenico Miletta, che fece una finta al portiere, passando sul pallone senza tirare e fu addirittura ammonito. Poi riprese la rincorsa, tirò e segnò e ci permise di vincere quella finale che fu la vittoria più bella per me e per noi che eravamo tutti amici e ragazzi di Cotronei.

Riusciresti a fare un 11 di tutti i compagni con cui hai giocato?
No non è possibile, sai perché? Perché ho giocato talmente con tanti amici e tanta gente che se ne dico 11 e ci aggiungo anche la panchina, tanti resterebbero fuori e resterebbero male, quindi non è possibile. Tra l’altro a me piacciono quelli che li chiami alle dodici e mezza la domenica e all’una e mezza vengono a giocare e quelli li dovrei mettere per forza titolari.

Senti c’è un ruolo preferito in cui ti piace giocare?
Rimane una questione irrisolta della mia carriera, perché tutti gli allenatori con cui ho giocato, quando c’era bisogno di recuperare mi mettevano avanti, quando c’era da difendere mi mettevano in difesa. Questa cosa l’hanno fatta tutti i mister, quindi non esiste il Papallo n. 7, ed è successo da sempre, non adesso che sono quasi a fine carriera, anche in una finale di coppa Calabria contro l’Africo a Monteapaone a 17 anni, nella quale vincevamo 2 a 0 e l’Africo accorciò sul 2 a 1, quando venne espulso Mario Jordan il nostro difensore centrale, mi misero a fare il libero per difendere il risultato.

Pensi che se fossi cresciuto in una realtà diversa, in una città del nord per esempio, avresti militato in qualche serie maggiore?
No, perché evidentemente non sono stato abbastanza forte, altrimenti sarei esploso anche qui, pensa che un anno il Cotronei era in promozione, il Crotone in prima categoria, se non sono riuscito allora a fare il salto di qualità evidentemente perché non ero così bravo, come si diceva.

C’è una partita che ancora ti brucia per come è finita?
Si, lo spareggio a Rossano con il Dipignano il 23 Maggio 1992, il Giorno dell’attentato a Giovanni Falcone 30 anni fa, era uno spareggio per non retrocedere, abbiamo perso e siamo scesi dalla promozione alla prima categoria; quella partita non la dimenticherò mai e mi brucia ancora.

Hai dei rimorsi di non avere dedicato più tempo al calcio?
No va bene così, ho dato tutto e non ho il rimorso di aver dedicato anche molto tempo al mio lavoro di artigiano.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro calcistico?
Vorrei tanto giocare con mio figlio, anche se so che è una missione impossibile, perché il tempo passa. Però anche quest’anno, come spesso accade, il capocannoniere della squadra è Salvatore Papallo, pochi anni non sono riuscito in questo intento e quindi per il momento resisto, posso aspettarlo, quindi ancora c’è speranza.

Chiudiamo qui o vuoi toglierti qualche sassolino nella scarpa?
Guarda, ho giocato talmente tante partite in tanti campi pieni di pietre, pietruzze e sassolini che forse è meglio se me li tengo tutti per me, almeno per il momento, prossimamente si vedrà.

Serafino Belcastro

 

da: Cotroneinforma n. 145/2022

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.