Stato eversivo e miserabili guadagni. No all’eolico da Isola Capo Rizzuto a Guardavalle.

Alle 11 del 30 maggio 2024 il prefetto di Catanzaro ha ricevuto i sindaci di Petrizzi, Monterosso Calabro, Stalettì e Palermiti, una rappresentante dell’ amministrazione del capoluogo e alcuni esponenti del Coordinamento regionale Controvento e di Italia Nostra che hanno nella stessa mattinata animato un sit-in in piazza con la presenza temporanea ma importante del sindaco di Vallefiorita, Salvatore Megna, promotore del Comitato dei sindaci che si oppongono alla realizzazione dell’impianto, che potrebbe sorgere lungo tutto il tratto marino da Isola Capo Rizzuto fino a Guardavalle.

La protesta e il disagio di cui questi attori sociali calabresi si sono fatti interpreti presso il rappresentante del governo hanno ragioni profonde, connesse alle condizioni stesse di un’ esistenza libera e dignitosa delle popolazioni locali nei territori d’ appartenenza. La questione, già sollevata in diverse sedi dall’attivissimo Coordinamento, è chiara come il sole e tormenta le comunità calabresi come una distruttiva e persistente tempesta di vento: lo stato italiano non sta perseguendo le finalità del dettato costituzionale, che ha come principio intrinseco il libero sviluppo della persona umana nel suo contesto ecologico e sociale, ma agisce come potere istituzionale eversivo, con decisioni che disattendono il testo giuridico fondativo della Repubblica e attentano ai suoli, alla biodiversità, agli equilibri dei territori, alla salute e alle attività di singoli, gruppi e comunità di individui per favorire i guadagni privati di chi fa affari con la produzione energetica.

Negli ultimi anni le politiche energetiche si sono messe al riparo dalla discussione pubblica e dal dissenso, protette dal paravento dell’urgenza e del prioritario interesse nazionale, e hanno escluso le fonti di energia dal novero dei beni che, ai sensi dell’ articolo 43 della Costituzione dovrebbero essere in mano pubblica ( come le industrie strategiche e i servizi pubblici essenziali) per consegnarle nella disponibilità di speculatori i cui profitti sono garantiti in buona parte dai soldi prelevati ai cittadini con la fiscalità. L’interesse prioritario nazionale dunque, in barba alla Costituzione, non è più quello collettivo (che in questo momento storico coincide con la conservazione della biosfera e l’equità sociale, con la nascita di un’economia rigenerativa capace di diminuire gli impatti antropici sull’ambiente) ma quello di un sistema economico-finanziario distruttivo e ferocemente impegnato a riprodursi.

L’energia rinnovabile nelle dichiarazioni ufficiali produce notevoli impatti positivi e benefici dal punto di vista economico, sociale e ambientale; nella concreta realtà dei fatti sta peggiorando il problema ecologico consegnando i territori a una monocoltura, sta vanificando l’inserimento nel rinnovato articolo 9 della Costituzione dei principi fondamentali di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e sta azzerando ogni possibilità di partecipazione democratica riguardo a interventi di impatto rilevantissimo. Il prefetto Ricci, coadiuvato dalla sua segretaria, prendeva nota di tutto, ma forse basterebbe che riferisse del bisogno di legalità costituzionale manifestato dai calabresi. Purtroppo tra la Costituzione più ammirata del mondo e l’azione di chi per primo dovrebbe applicarla c’è un abisso scavato dal consenso accordato dalla politica alla miserabile brama di ricchezze che affligge l’umanità.

Terra e libertà – Calabria – 31 Maggio 2024

 
 
 
 

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