Orme d’inchiostro 2

Articoli degli allievi del corso Orme d’inchiostro 2

 

UNA CITTÀ PER CANTARE – UNA MERAVIGLIOSA ESPERIENZA NELLA CAPITALE DEL REGNO UNITO

Londra è una metropoli meravigliosa. Una città che si differenzia da una comune città europea. Un abisso di persone che ogni giorno corrono da una parte all’altra, tra metropolitane e black taxi, per rincorrere quegli attimi che il tempo stesso trascina via.

Lo sentivo nell’aria il cambiamento: le goccioline di pioggia che rigavano il finestrino dell’autobus mi riportavano alla mente i ricordi dei giri in macchina con mio padre nelle sere di novembre, mentre io attaccata allo sportello presiedevo alla gara di scivolata delle lacrime che il cielo versava sulla terra. Il clima a Londra, come diremmo noi, è strano e triste. Per loro invece è eccitante, perché i cambiamenti improvvisi tra sole e annuvolamenti lo rendono oggetto di discussione. Dicono che lì la gente abbia sempre fretta e che non sorrida mai, io invece credo che è proprio vero che l’abito non faccia il monaco. Ho testato queste dicerie sulla metro, sul treno, per strada, e ho visto quanto possano essere superficiali; ognuno ha sempre un personalissimo sguardo intrinseco di felicità.

La bellezza di Londra risiede soprattutto nei suoi colori: nei capelli arcobaleno delle teenagers che attendono il bus, nei fiori che adornano i lampioni dei quartieri e nelle carnagioni di uomini, donne e bambini che ogni giorno convivono e condividono marciapiedi, sedili di trasporti pubblici e giornali lasciati incustoditi per far circolare quello che succede nel mondo.

Quanto è bella la diversità. Se ne parla sempre, o troppo poco, o con connotazione negativa.

Come primo stacco dalla mia Italia, Londra è stata un ottimo trampolino di lancio. Una culla ricca di artisti che “artisti” lo sono diventati forse anche per caso, perché la fortuna e l’amore per la musica gli sono andati incontro.

Momenti magici e incontri fatali sono avvenuti nei quartieri, nei parchi e nelle stazioni della metro, nelle quali i talent scout si riversano per ricercare qualcosa che potrebbe diventare una stella nascente.

Questo “magico” momento l’ho vissuto anche io, durante il penultimo giorno del tour per la città: tappa Magazzini Harrods. Una giovane cantante si esibiva sulle note di Counting stars, brano della band OneRepublic insieme alla sua chitarra e al suo fidato amico bassista, regalando uno spettacolo – a mio parere – emozionante. Una mia amica decide, a esecuzione terminata, di chiedere ai due street artist se avrei potuto fare un pezzo. Loro accettano e mentre venivo tirata da un braccio verso il microfono, in un conosciutissimo italiano, decidiamo che canzone fare, tra uno scambio di accordi e l’altro. Beh, non potevo di certo farmi scappare l’occasione di cantare nella culla del Regno Unito! Tanta gente raccolta in semicerchio, tanti cellulari a filmare il tutto e tanta felicità nonostante il raffreddore beccato per via di quel clima un po’ estraneo al mio. Terminiamo di suonare tra gli applausi e, dopo un abbraccio fugace, ci scambiamo gli account social, scoprendoci entrambi italiani catapultati a Londra. Di questa meravigliosa esperienza mi porto dietro una frase detta durante una stretta di mano al momento dei saluti, una frase che ora fa parte della canzone che ho scritto nella stanza del college negli ultimi giorni di permanenza, forse scritta dalle emozioni, più che dal mio intelletto.

Maria Gabriella Marrella

 

MIGRANTI, PROFUGHI, RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI: PERCHÈ?

Da vent’anni nel nostro territorio c’è il secondo centro di accoglienza più grande d’Europa. È occupato dalle popolazioni che, vivendo in pessime condizioni, migrano alla ricerca di una vita migliore, della libertà. Ancora oggi esistono paesi molto poveri, tra i più noti quelli del quarto mondo, dove vi è un’alta mortalità infantile, alto tasso di analfabetismo e la disoccupazione è talmente alta che neppure l’agricoltura locale riesce a soddisfare la richiesta di lavoro.

L’Italia, in particolare il meridione, ospita tantissimi immigrati e a tal proposito, il Ministro dell’interno, Marco Minniti, ha esplicitamente dichiarato che se gli unici porti dove vengono portati i profughi sono italiani, c’è qualcosa che non funziona. Questo era in riferimento soprattutto alla Libia poiché è un paese di transito e la maggior parte dei migranti arrivano da questo paese. Cosa strana, però: tra tutti non vi è un libico!

Alle spalle del fenomeno dell’immigrazione vi sono la politica, la mafia, la malasanità. Grazie al traffico di prodotti contraffatti, di sostanze stupefacenti si sta distruggendo il made in Italy. Tutte quelle persone, in particolare di colore, che vediamo d’estate sotto i nostri ombrelloni e d’inverno sotto i portici delle città, ci fanno solo del male. Non perché sono cattive, ma perché ci offrono offerte incredibili su qualsiasi prodotto intercettato, però, dai controlli.

Spesso molti di loro affrontano il cosiddetto “viaggio della speranza” per approdare nel nostro Paese per finire in mano alla criminalità. Basti pensare quanti immigrati vengo inseriti nel mondo criminale e vengono sfruttati senza fare distinzione tra uomini, donne o bambini: nello spaccio di droga, nel lavoro nero, nei furti, nella prostituzione. Probabilmente lasciano il proprio territorio perché vedono nell’Italia e in tutto il mondo occidentale il benessere. E il più delle volte non è quello che trovano.

La soluzione più adatta a questo problema, ormai fin troppo diffuso, potrebbe essere quella di sensibilizzare gli stati dai quali provengono. Noi dovremmo ospitare soltanto alcuni migranti, ad esempio i siriani o quelli di alcuni paesi africani, dove sono in atto guerre civili. È un fenomeno molto complesso perché pare che anche le organizzazioni umanitarie hanno imparato a guadagnare sulla partenza e sulla permanenza dei migranti. E infatti, soprattutto le organizzazioni territoriali incassano fior di quattrini dando in cambio cose che non darebbero nemmeno ai loro cani. Non bisogna andare molto lontano, è successo pochi mesi fa ad Isola di Capo Rizzuto. Qui il parroco, il volontariato e la ‘ndrangheta si sono alleati e, con i soldi che lo Stato spendeva per i richiedenti asilo, hanno riempito le proprie tasche facendo vivere in pessime condizioni quei poveri rifugiati.

Anche il parroco? << Non ci crediamo>>, hanno risposto alcune signore del paese. Ecco, la mafia e il denaro sono così forti tanto da poter corrompere anche persone che al contrario vorrebbero redimere la corruzione.

Karen Urso, Zakaria Khawatmi, Raffaele Tallarico, Gianluigi Covelli

 

LE TRASFORMAZIONI DELLA LA FAMIGLIA

La famiglia è un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio o di parentela, che ha subìto innumerevoli trasformazioni nel corso della storia e ancora oggi ha strutture diverse, a seconda della cultura a cui appartengono i suoi componenti. Un tempo, infatti, esisteva la famiglia tradizionale: il padre lavorava, la madre stava in casa con i figli, di solito numerosi. Poi l’Italia è cambiata, è cambiato il mondo del lavoro e anche la famiglia ha dovuto adattarsi.

Oggi la famiglia sta vivendo un’ulteriore fase di “crisi”, pur restando l’istituzione più importante della sfera privata.

A causare la diffusione di forme familiari sempre più lontane ideologicamente e strutturalmente dalla tradizione culturale, è l’attuale ambiente sociale percorso da idee di rinnovamento, tipiche di un periodo storico contraddistinto dalla pluralità culturale e dall’ormai incessante ingresso nel nostro mondo, a seguito di forti ondate migratorie, di persone appartenenti ad altre, molteplici culture.

Con l’immigrazione e l’emigrazione di alcuni individui, ma sopratutto con la diffusione dei mass media, arrivano nel mondo occidentale nuove idee. In Italia si inizia a parlare nel 1946 di emancipazione femminile, grazie alla quale la donna è riuscita ad affermarsi nella società e soprattutto nell’ambito lavorativo, trascurando, però, l’importanza della famiglia, nella quale il ruolo della donna è importante non solo per la cura della casa, ma soprattutto per la crescita dei figli. Con l’avvicinamento della donna al mondo del lavoro e con l’emanazione dell’articolo 29 della Costituzione italiana, con cui si definiscono i principi di uguaglianza tra i coniugi, molte sono le attuali famiglie, nelle quali i figli hanno ambedue i genitori che lavorano, e che dunque li lasciano allo “sbaraglio”, dando poca importanza al fatto che bisogna crescere in modo corretto i giovani ragazzi, affinché un giorno diventino degli adulti responsabili e corretti. Infatti, i figli, oggi, non ubbidiscono più ciecamente ai loro genitori; si è arrivati alla mancanza di dialogo tra genitori e figli, e poche sono le occasioni di confronto e di approfondimento, sia dei problemi scolastici, sia di quelli sociali e politici.

Questo succede soprattutto nelle famiglie dove tutti e due i genitori lavorano e a fine giornata sono stanchi e non hanno voglia di stare insieme. Proprio per questa mancanza di tempo, gran parte delle attuali famiglie delega l’educazione e la crescita dei propri figli a persone estranee, come le baby-sitter, rischiando di avere al loro fianco, in futuro, dei figli che sono completamente distanti sia al livello affettivo, che ideologico.

Dunque, al giorno d’oggi, in un mondo in cui ciascuno di noi ha un’assoluta libertà, non vi è più unità e, come afferma l’ISTAT in un’indagine risalente al 2011, in Italia ci sono più di 24 milioni di famiglie (24.611.766), ma più del 30% è formato da una sola persona (7.667.305) ed il 13,5% (3.304.078) è rappresentato da “famiglie non unipersonali senza vincolo di coppia”. Tra le conseguenze più profonde, causate dalla poca unità delle famiglie attuali e da una profonda crisi economica, vi è anche la diminuzione del numero dei componenti delle famiglie. In Italia, infatti, diminuiscono le coppie con figli e crescono le coppie senza figli e i nuclei mono-genitore, anche se le coppie con figli (8.766.690) costituiscono ancora il tipo di nucleo prevalente e rappresentano il 52,7% dei nuclei familiari (57,5% nel 2001). Con il censimento del 2011 sono state rilevate però 5.230.296 coppie senza figli (31,4% del totale dei nuclei familiari), con un incremento di 474.869 (+10%) rispetto al 2001 (4.755.427).

Il cambiamento, o meglio, l’evoluzione delle famiglie è, pertanto, assodata. Con la libertà, abbiamo guadagnato la possibilità di scegliere e, ovviamente, come per ogni conquista, qualcosa l’abbiamo persa per strada. Di conseguenza, quella di oggi non può essere definita “crisi delle famiglie”. I tempi e le conquiste di alcuni diritti fondamentali l’hanno trasformata ed è difficile considerare la famiglia moderna come lo specchio di quella del passato. D’altronde la famiglia dovrebbe essere semplicemente un luogo, in cui, i suoi componenti devono cercare di vivere serenamente e proprio per ciò, non importa di quale tipologia essa sia. Di conseguenza, quando parliamo di nuclei familiari “particolari”, come “unioni di fatto” e “coppie omosessuali”, non dobbiamo pensare in negativo, ma accettare il fatto che tra queste persone esiste un legame speciale tale da creare delle “famiglie”.

D’altronde, come afferma Gilbert Keith Chesterton, la famiglia è il test della libertà, perché è l’unica cosa che l’uomo libero fa da sé e per sé.

Sabrina Pariano, Alessia Ventrice, Giusy Benedetta Scavelli, Vanessa Pellegrini

 

UN’INTERVISTA AI PRESIDENTI ALESSIO E FABIANO

UN NUOVO CICLO PER NUOVE SODDISFAZIONI – IL CAMPIONATO DI ECCELLENZA PER L’ASD COTRONEI

Domanda – Com’è iniziato il campionato di eccellenza per il Cotronei?
Massimo Alessio: L’inizio è stato bellissimo ma il derby perso ci ha sconvolti tutti.
Maurizio Fabiano: Il campionato di Eccellenza è iniziato subito bene con una vittoria in trasferta a Reggio Calabria ma poi con una sconfitta in casa. Siamo tranquilli perché sappiamo che il campionato di Eccellenza è molto difficile e avendo allestito una nuova squadra siamo consapevoli che ci vorrà un po’ di tempo per girare bene.

D. – Com’è andata la campagna abbonamenti, pensate ci possano essere difficoltà economiche nel sostenere questo campionato nella categoria d’Eccellenza?
M. A. – Sicuramente ci saranno problemi economici come ogni anno visto che abbiamo venduto pochi abbonamenti. La nostra speranza è il Comune, se ci darà una mano.
M. F. – La campagna abbonamenti è la solita, come ogni anno, anche se pensavo che avremmo avuto più vicinanza nella popolazione di Cotronei. Problemi economici non dovrebbero essercene perché, come ogni anno, facciamo una previsione e un bilancio che poi alla fine si rispecchia sempre.

D. – Quale è stato il motivo del cambio di allenatore, dopo che il mister Trapasso aveva portato la squadra alla storica promozione in Eccellenza?
M. A. – Il cambio dell’allenatore è stata una scelta fatta a malincuore, ma non siamo riusciti a trovare un accordo.
M. F. – Con Trapasso abbiamo fatto una programmazione per vincere il campionato di Promozione e in tre anni ci siamo riusciti. Abbiamo allestito con il DS Antonio Olivo una squadra forte per la promozione che abbiamo affidato al mister Trapasso che, con la sua esperienza, l’ha fatta esprimere al meglio. Poi nel calcio ci sono cicli che hanno un inizio ed una fine; quindi abbiamo deciso di iniziare un nuovo ciclo perché pensiamo che, col tempo, ci porterà altre soddisfazioni.

D. – Da cosa è scaturita la decisione di rivoluzionare quasi completamente la squadra, non insistendo a riconfermare la rosa vincente?
M. A. – Per motivi economici, sia con Trapasso che con i giocatori che ci hanno portato in Eccellenza
M. F. – Abbiamo rivoluzionato l’80 % della squadra per una serie di motivi: in primis, come dicevo prima, per rispettare i bilanci, poi abbiamo valutato diversi giocatori che potevano essere adatti per la categoria e, infine, si sa che ogni allenatore cerca i giocatori che rispecchiano i propri moduli.

Antonio Fabiano

Tratti da: http://cotroneinforma.org/wp-content/uploads/2017/10/132.pdf

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