Tra le molteplici problematicità esistenti all’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, dalla trascorsa estate è scoppiata una vertenza nel reparto di Nefrologia e Dialisi. In realtà i problemi si trascinavano da qualche anno, ma dopo la fase del COVID sono diventati ancora maggiori e non più tollerabili.
Sono gli stessi dializzati dell’ospedale che portano avanti la lotta, proponendo altresì le soluzioni ai problemi esistenti.
Per capire qualcosa su quanto sta succedendo nel reparto al 7° piano dell’ospedale, abbiamo chiesto a Roberto Costanzo, delegato regionale Aned (Associazione nazionale emodializzati), di spiegarci i motivi della vertenza in corso e quali le soluzioni possibili.
D. – Prima dell’estate scoppia la vertenza nel reparto di Nefrologia e Dialisi al 7° piano dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. Ci racconti cosa è successo, come si è portata avanti la vertenza, come vi siete organizzati con l’Aned Crotone, e a che punto è adesso la questione.
R. – La vertenza con l’Asp era iniziata nel 2016. La dialisi al settimo piano non esiste in nessuna parte d’Italia. I dializzati, essendo immunodepressi, per andare al settimo piano dovrebbero avere: un percorso dedicato, ascensori dedicati e qualcuno che li accompagni alla dialisi. Invece, tutto questo risulta inesistente, addirittura si utilizza l’ascensore comune ad altri usi. Puntualizziamo che i sanificatori installati negli ascensori non servono praticamente a nulla, poiché raggiungono una sanificazione soltanto del 20-25% considerata la costante apertura e chiusura delle stesse porte dell’ascensore.
Dopo lo stress del percorso ci ritroviamo a sostenere la dialisi in un ambiente dotato di impianto di climatizzazione non adeguato. Di fatto, trascorriamo le quattro ore della dialisi o congelati o sudati, considerata la mancata possibilità di regolazione della temperatura. Ci sono stati anche problemi con i letti che non funzionavano, trattandosi di letti speciali con la funzione di bilancia per tarare la macchina della dialisi.
D. – Quanti siete i dializzati del crotonese e quanti in lista d’attesa per un trapianto?
R. – I dializzati a Crotone siamo 140 in totale: 100 in emodialisi, 40 peritonale (che fanno la dialisi a casa con il peritoneo), mentre una decina sono in attesa per accedere alla dialisi.
Iscritti In lista per i trapianti siamo meno del 2%, mentre la media nazionale è del 14%. I medici non ce la fanno a sopperire; erano quindici i medici e questa trascorsa estate siamo arrivati con soli due, costretti ai doppi turni ben 70 ore di straordinari settimanali.
Puntualizziamo che la carenza dei medici non è subentrata nel periodo COVID, bensì persiste dal 2010, degenerata dal fatto che man mano che i medici sono andati in pensionamento non sono stati rimpiazzati.
D. – Allora perché è esplosa quest’anno la vertenza in ospedale?
R. – Perché, tutto quello che hanno rinviato, causa COVID, è esploso adesso. Non è possibile avere soltanto due medici. Non ci sentiamo tutelati, perché un medico che lavora così tanto non è lucido. Ogni volta che facciamo la dialisi rischiamo la vita, perché il sangue è fuori dal nostro corpo, siamo malati terminali. Mancano anche gli infermieri: in base alla pianta organica ne mancano sette.
A tutto questo, bisogna aggiungere che hanno chiuso il reparto di Neurologia sempre per mancanza di medici. È la concezione dell’ospedale di Crotone: mancano medici e chiudono i reparti, mancano le attrezzature e chiudono una prestazione: così risolvono i problemi!
D. – Dunque, avete sollevato le vostre proteste interessando innanzitutto la stampa e coinvolgendo anche le istituzioni.
R. – Certo, da giugno sono usciti 43 articoli sulla stampa, locale, regionale e nazionale. A settembre ci siamo fermati per mancanza di referenti, perché con le elezioni s’è bloccato tutto. A giorni sapremo se la sanità calabrese passerà in mano ad Occhiuto che nominerà i nuovi dirigenti. Io sono stato in Regione Calabria tre volte per i problemi del reparto dialisi. Abbiamo coinvolto anche il sindaco della città di Crotone Voce e siamo andati anche dal prefetto al quale abbiamo esposto le nostre urgenti problematiche, ma il Direttore Generale dell’Asp si è dimostrato di tutt’altro avviso. La soluzione potrebbe essere molto semplice, ovvero trasferire la dialisi al piano terra (ex laboratorio analisi). La stessa Aned aveva dato la soluzione espletando un bando rivolto a medici, come accaduto in altre regioni d’Italia.
D. – E l’Asp in tutta questa vicenda?
R. – Ci risulta da fonti attendibili, che la Regione Calabria ha preso in considerazione le nostre richieste e ad oggi siamo in attesa delle nuove nomine. I problemi da noi riscontrati non riguardano soltanto la struttura ospedaliera, ma anche gli ambulatori periferici, che risultano in uno stato di totale abbandono.
D. – Cosa vi aspettate a questo punto?
R. – Ci aspettiamo innanzitutto che vengano investiti i soldi del progetto per lo spostamento della dialisi; ci aspettiamo anche che a giorni il decreto Calabria venga confermato e che finalmente il commissariamento Occhiuto possa risolvere i problemi da noi sollevati. In caso contrario la nostra lotta non si fermerà, andremo alla Cittadella della Regione Calabria attuando anche atti estremi, intenzionati anche a non sottoporci alla dialisi.
L’ultimo appello che voglio fare come Dirigente Aned Regionale è di non rassegnarsi allo stato di cose, perché la salute è un diritto inviolabile sancito dalla nostra Costituzione.
da: Cotroneinforma n. 146