L’assoluzione di Erri De Luca e i silenzi sulla libertà di scrivere

Di Francesco Cirillo

Fa piacere sapere che ci sia vita intelligente all’interno di qualche tribunale e mi sono rallegrato per l’ assoluzione piena data a Erri De Luca. Non poteva essere che così ragionando non solo in termini giuridici ma anche di normale attività cerebrale. Per mesi e mesi su Erri De Luca si sono accese le televisioni di tutta Italia e addirittura europee, chi sperando in una condanna e chi in un’assoluzione. Per fortuna è prevalsa la seconda. Ma su ogni servizio che ho visto su Erri de Luca, non c’è ne è stato uno, dico uno, che abbia allargato la visuale sulla questione delle querele e degli interventi giudiziari di certi PM che centinaia e centinaia di giornalisti, blogger, video amatori, subiscono quotidianamente a causa del loro lavoro di informazione e contro informazione. Sono migliaia i procedimenti per diffamazione a mezzo stampa che si svolgono nei tribunali di tutta Italia. Non sono Erri De Luca e quindi nessuna tv si occupa di questi anonimi giornalisti. Eppure la querela è come se fosse una pistolettata. Pone al giornalista una censura grave che lo impegnerà per anni a rincorrere la sua causa per le aule dei tribunali con il rischio di una condanna e una susseguente richiesta di danno economico subito dal diffamato. E’ recente la chiusura di un portale di inchiesta a Cosenza, Iacchitè, che per le sue inchieste sul sindaco e il suo entourage, è stato chiuso dal tribunale dopo una denuncia fatta dal sindaco stesso che lamentava lo stato di ansia e depressione a seguito di quanto leggeva su quel portale. Forse è il primo portale chiuso per ordine di un tribunale, ma nessuno a livello nazionale se n’è accorto. Se fosse avvenuto in Cina, a Cuba, in Bielorussia o nella stessa Russia di Putin apriti cielo. Poi se il portale fosse stato gestito da un Erri de Luca, o da un Saviano, o da Grillo, apriti universo, altro che i bombardamenti russi in Siria. A seguito dell’assoluzione non ho letto di un solo politico che abbia chiesto l’eliminazione dei reati di diffamazione, calunnia e via dicendo ancora esistenti ed ereditati dal Codice Rocco.L’arma della querela in Calabria è molto usata anche se la stampa è gestita da banditi conclamati che hanno redazioni illegali, fatte da schiavi della scrittura, non retribuiti in nessun modo. Lavorano per la gloria e nella speranza che qualcuno si accorga di loro. Ma si accorgono di loro, solo se sforano, o come si dice pisciano fuori dal vaso. Quasi tutti gli amici e conoscenti giornalisti hanno avuto almeno una querela o minaccia di querela,e che hanno smesso dietro pressione del proprio direttore o dell’editore a smettere di fare inchiesta. Per cui se si parla di una discarica illegale, guai a fare il nome di chi la gestisce, se si parla di un disservizio in qualche comune guai a fare il nome dell’assessore o della ditta. Alla fine subentra una sorta di autocensura e nei quotidiani regionali se parla di matrimoni, sagre paesane, di vescovi che dicono messa, e se si parla di qualche discarica, nave dei veleni . rifiuti tossici, ‘ndrangheta si resta nel vago o ci si attiene alle veline che carabinieri e magistrati mandano a giornalisti pennivendoli loro. A parte il grande processo che ho subito per le attività no global costato ben 4 anni e 54 udienze in tribunale , dal quale sono uscito pienamente assolto, fino alla cassazione, ho subito altri 13 procedimenti giudiziari. In quei tribunali spesso ci sono andato da solo e sono rimasto solo nelle udienze assistito solo dal mio avvocato Branda e da qualche familiare. Una querela costa, non solo per l’avocato, ma anche per il tempo interminabile che si spreca fra una fissazione di udienza e l’altra. E il vero stato d’ansia lo subisce il querelato altro che il presunto diffamato.  Nel 1971 quando Enzo Biagi intervistò Pasolini in una trasmissione su Rai2, a delle argomentazione di Pasolini sul ruolo dei media e della Tv, gli chiese di dire quello che volsse perché c’era libertà nella Tv. Pasolini disse che non avrebbe potuto dire ciò che volva per due motivi uno perché ci sono delle leggi fasciste che lo avrebbero portato in tribunale, come il reato di vilipendio e secondo perchè il mezzo televisivo rende la persona che sta nella Tv superiore e chi vede da casa in uno stato di inferiorità. Alla fine Pasolini dice, che in Tv lui si autocensura. L’elenco che vi faccio della mia esperienza nei tribunali non vuole essere auto celebrativo né autoreferenziale, ma solo esplicativo di una situazione ai più sconosciuti.  Ecco l’elenco, spero conclusivo.

  1. Querela per diffamazione di Costantino Belluscio per il gioco di società da me ideato chiamato ‘Ndranghetopoli. Un gioco in stile monopoli che già negli anni 90 descriveva le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo politico calabrese. Dopo una serie di minacce fatte alla distribuzione del gioco, il gioco viene ritirato. Il processo è durato due anni presso il Tribunale di Lametia Terme. Assoluzione, perché “la vignetta non offende” ha scritto il giudice nella sentenza.
  2. Querela per diffamazione Presidente Consorzio Galatica, avv.Agostino Fortunato, per inchiesta su finanziamento di 10 miliardi di vecchie lire e la sua gestione clientelare fatta nell’alto tirreno cosentino . Condanna a 10 mila euro da Tribunale di Scalea e quattro mesi di detenzione.
  3. Querela per diffamazione da prete di Santa Domenica Talao per intervista a sindaco su uno scontro fra loro su una sala gioco gestita dalla parrocchia.  Fra le altre cose che mi si imputavano una era quella di aver definito il prete un “grafomane”. Querela ritirata dopo due anni di udienze. L’ articolo incriminato: scirocco.blog.tiscali.it
  4. Querela per diffamazione dott.Sergio Stancato di Paola per articolo e documento su ferriti di zinco a Cassano. Nelle motivazioni della querela c’era scritto che il dott. Stancato a seguito dei miei articoli era caduto in uno stato di depressione e non rideva più e per questa sua inattività aveva chiesto 1 milione di euro. Querela ritirata. L’articolo incriminato: scirocco.blog.tiscali.it
  5. Querela per diffamazione proprietario discarica di Rossano, ditta Bieco, a seguito di occupazione da parte di cittadini di una discarica. Prescritta dopo 3 anni di udienze presso Tribunale di Rossano.
  6. Querela per diffamazione società Messina proprietaria Jolly Rosso per articolo sul mio blog e libro Le navi dei veleni- la notte di Santa Lucia. Vinta al Tribunale di Paola. Condanna alle spese processuali società Messina.
  7. Querela per diffamazione ex sindaco Diamante dott. Paolo De Luna per manifesto campagna contro il porto. Condanna e pagamento spese per me e altri segretari di partito firmatari manifesto.
  8. Querela per diffamazione , giunta a marzo del 2011 da parte dell’ex presidente Somalia Ali Mahdi, divenuto Presidente della Somalia nel 1991 e signore della guerra per articolo su navi dei veleni e uccisione Ilaria Alpi. Archiviata.
  9. Denuncia  per introduzione come giornalista in  casa occupata da famiglie indigenti a Cosenza. Processo in corso di definizione.
  10. Querela per diffamazione  dott. Santoro vincitore gara d’appalto porto di Diamante per articolo sul blog.Ritiro della querela dopo due udienze.
  11. DECRETO PENALE DI CONDANNA – 18 novembre del 2008  per conto del dott. Giorgio Santoro. Il Decreto mi condanna al pagamento di una multa di 300 euro, “ per aver commesso il reato dell’art.595 comma 3 e art 13 legge 47748 per avere in qualità di autore dell’articolo e al giornale Mezzoeuro e pubblicata il 4 agosto del 2007, affermando nell’ambito delle indagini svolte sul porto di Diamante che “se vi furono intrighi massonici bisogna rintracciarli in questa fase. Il fratello di Santoro è Giorgio Santoro, Gran maestro aggiunto della Gran Loggia d’Italia, ed ancora “ la loggia massonica è stata sconfitta” lasciando intendere un coinvolgimento di Santoro Giorgio in virtù del suo ruolo nella massoneria nelle vicende del porto di Diamante offeso con attribuzione di fatti determinanti la reputazione di Santoro Giorgio “.

Tratto da: scirocco.blog.tiscali.it

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