KalabrEasy

Nasce KalabrEasy:

Giovani cotronellari che si scoprono innovatori sociali e promotori di iniziative culturali grazie alla forza della condivisione e della partecipazione attiva verso il proprio territorio.

KalabrEasy nasce come un evento di beneficenza in favore di migranti e persone bisognose, grazie alla sinergia e alla collaborazione di associazioni, volontari e liberi cittadini di Cotronei che a livello di gratuità e spirito di volontà lottano ogni giorno per migliorare questo paese. Ripartito nelle due giornate del 26 e 27 dicembre 2015 presso Piazza della Solidarietà, l’evento, grazie al semplice ed efficace binomio musica e solidarietà, è riuscito a coinvolgere un numero consistente di persone che si sono generosamente avvicinate per offrire il loro contributo, in termini di vestiario e vitto, a favore di chi ne soffre la mancanza.

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Lo scopo portante, il motore che ha alimentato la voglia di esserci, di dare, di aiutare, ha fatto sì che artisti di Cotronei e di paesi limitrofi, On the road – Il camper della speranza, la Cooperativa sociale Kroton Community, in occasione dei 20 anni dell’Associazione culturale Cotroneinforma, collaborassero insieme, in un’ottica di rete, riscuotendo un grande successo.   Sara Bitonti, organizzatrice dell’evento, nonostante i tempi ristretti e la distanza fisica, ha curato e visionato nei minimi dettagli tutta l’organizzazione e la creazione di questa importante manifestazione. Sara, impegnata da sempre nel sociale, con varie associazioni culturali e di volontariato, è stata protagonista attiva nel campo degli aiuti umanitari, portando fino in Africa il suo entusiasmo e il suo impegno verso l’altro.

Ma i veri protagonisti siete stati tutti voi, che avete donato e partecipato attivamente, e che nonostante il freddo, siete riusciti a ricreare un’energia travolgente che ha riscaldato i cuori di ognuno, in un piacevolissimo sottofondo musicale che ha permesso la (ri)scoperta di meritevoli artisti locali.

Gli artisti che hanno preso parte all’evento, ai quali vanno un abbraccio grandissimo ed un grazie sincero, sono: A mali estremi crew – ame; Pietro Baffa e Renato Caruso (i Respiro Acustico); Gabry Marrella e Francesco Coriale; Debora Lepera; Ezio Jakinta e Raffaele Rizza; Pino Stumpo e Piero Iaquinta; Luigi Mirabelli e Matteo Costantino.

Le associazioni alle quali è stata destinata la raccolta, sotto forma di donazione, sono: la Cooperativa sociale Giovanni Paolo II, la casa famiglia In un mondo di amici, On the road – Il camper della speranza, l’Emporio solidale, la Cooperativa sociale Agorà Kroton.

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All’evento ha fatto seguito una coinvolgente esperienza sul campo, motivata da una sinergia tra volontari e migranti, forze cooperanti all’unisono. Paradossalmente la tristezza che si percepiva in un primo momento, guardando intorno a sé la sofferenza e il dolore di persone che non hanno niente, ma che hanno sempre il sorriso stampato sul viso e la speranza nel cuore, cessava in un secondo momento, quando ci si è resi conto di essere utili a qualcuno, di dare un senso alla propria vita, di essere lì per compiere piccoli gesti di solidarietà nell’ottica del dono.

Un’atmosfera familiare perviene entrando per la prima volta nella sede della Cooperativa sociale Giovanni Paolo II, si percepiscono nell’aria l’impegno e la dedizione di ragazzi e ragazze, uomini e donne, ma anche di bambini, che hanno tanto da dare non solo materialmente per lo smistamento di abiti, coperte, e vestiario in generale, ma soprattutto moralmente, un volto pulito, la faccia pura di Crotone, senza aloni, di un’umanità disarmante. Gesti che i volontari di On the road compiono ogni giorno, apportando il loro aiuto ai meno fortunati, in una realtà difficile come Crotone, in cui spiccano persone straordinarie, i veri eroi della strada, che sacrificano il loro tempo, i loro guadagni, per aiutare, confortare, sostentare le persone in difficoltà, garantendo loro pasti caldi e beni di prima necessità.

Si ritorna a casa, sicuramente con l’amaro in bocca ma con una sensazione di pienezza inspiegabile che nessun posto di potere o bel vestito restituisce. Racconti, testimonianze, aneddoti narrati dai protagonisti delle loro storie, storie di guerra, armi, negazione di diritti, dolore fisico e mentale: c’è chi ha perso tutto, ha visto la propria abitazione crollare sotto i suoi occhi, morire persone care, per poi scappare a piedi nudi con gli occhi colmi di lacrime e paura, verso orizzonti nuovi; c’è chi al posto dell’odore del caffè la mattina sentiva quello terribile della polvere da sparo, chi aveva un lavoro dignitoso e una bella casa, spazzati via dall’orrore della guerra. Storie di persone, che oggi troppo spesso dimentichiamo, con una dignità da difendere, un concetto spesso banalizzato ma bellissimo poiché si diventa persone quando riconosciamo gli altri come simili e quando ciò non avviene subentra il disumano, quel sentimento mostruoso di disconoscimento, di annullamento che si riduce a oggettualità (vediamo gli altri come oggetti).

Da quello che può sembrare un evento ricreativo come un altro sono nate riflessioni profonde, che ci rendono consapevoli dell’esigenza di fare e di essere un qualcosa in più per gli altri e per noi stessi. Meritiamo di più di un evento strutturato una tantum oppure di una partecipazione attiva nel campo di altri, con cui invece vogliamo costruire una rete nelle vesti di protagonisti attivi. Abbiamo voglia di creare “altro”, un altro stabile e costante, in continuo movimento e in continua crescita, abbiamo voglia di riconoscerci come un’associazione di promozione sociale. KalabrEasy si sta muovendo per essere un qualcosa e un qualcuno fatto di tanti, grazie all’impegno di giovani che stanno cercando di incontrarsi e contaminarsi per essere un utile sociale e cercare la strada burocratica più adeguata al fine di andare oltre, oltre l’ovvio, oltre i luoghi comuni, oltre le nostre conoscenze, oltre le nostre coscienze.

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Come scrive Ryszard Kapuściński «l’incontro con l’altro viene definito da Emmanuel Lévinas come un “evento”, anzi, “l’evento fondamentale”, il limite estremo dell’esperienza umana». La tolleranza «è l’appannaggio dell’umanità. Siamo tutti impastanti di debolezze ed errori», secondo Voltaire, e per poterla praticare è necessario scavalcare i pregiudizi, aprendo i nostri cuori a chi è meno fortunato di noi, a chi non per scelta è stato costretto da forze maggiori a lasciare il suo Paese, a fuggire per ricominciare una vita, ricostruendo da zero i pezzi di quel puzzle forse troppo grande da ricomporre ma non per questo impossibile.

Rimaniamo umani è l’augurio per il 2016, con le nostre debolezze e i nostri errori, ma umani.

Valentina Cavallo e Noemi Di Lullo per KalabrEasy

kalabreasy@gmail.com

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