IL BOLLINO MANCATO

ALTRE STRADE DA PERSEGUIRE PER I BISOGNI DEL TERRITORIO

Lo scorso 24 gennaio, in occasione della mancata iscrizione della Sila nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO come sito naturale, tutti i portatori di interessi (politica, sindacati, Ente Parco, associazioni di categoria) si sono stracciati le vesti nell’apprendere la notizia.

Le dichiarazioni sono state disparate, ma evidenziavano un sentimento comune di autocommiserazione.

C’è chi ha asserito (Nicola Belcastro – Presidente della Comunità del Parco della Sila) che la decisione «sconcerta, amareggia e preoccupa; oltre che per i contenuti e le valutazioni che questa decisione presuppone anche per i metodi ed i tempi con i quali la stessa è stata comunicata» http://www.strill.it/archivio/notizie-archivio/2019/01/cotronei-kr-sila-non-candidatura-unesco-amareggia/; chi ha commentato (Domenico Bevacqua – Consigliere regionale) affermando  che «Evidentemente, l’entrare o meno a far parte nella Lista del Patrimonio Mondiale non dipende, in Italia, dall’intrinseco valore e bellezza del sito naturale, bensì dalla latitudine (più settentrionale o più meridionale) in cui si trova» https://www.corrieredellacalabria.it/contributi/item/173031-la-sila-non-merita-la-bocciatura-unesco/; altri ancora  hanno ipotizzato (Michele Sapia – Segretario generale FAI CISL Calabria) che «limita seriamente il futuro sviluppo dei territori che ricadono nell’area e che proprio sulla valorizzazione delle risorse naturali poggiano la loro strategia di crescita socio-economica» https://www.corrieredellacalabria.it/regione/catanzaro/item/173552-sila-patrimonio-unesco-fai-cisl-rilanciare-la-proposta/.

Questo piagnisteo “meridionalista” non ha alcuna ragion d’essere, così come la millantata problematica legata a contenuti, metodi e tempi della comunicazione o infine la presunta limitazione del futuro sviluppo dei territori, sempre che vi sia uno straccio di strategia di sviluppo!

Infatti, tutte queste congetture sono ampiamente infondate se si legge il comunicato del Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, in cui:

– si specifica che la candidatura ha ricevuto una valutazione negativa da parte dell’IUCN- International Union for Conservation of Nature, organo di valutazione del Comitato del Patrimonio Mondiale competente per i siti naturali;

– l’IUCN ha messo in risalto che l’area inclusa nella candidatura ha già ottenuto nel 2014 il prestigioso riconoscimento di Riserva della Biosfera UNESCO;

– è stato concordato che nel 2019, con il coinvolgimento diretto del Ministero dell’Ambiente, saranno avviate iniziative specifiche dirette alla valorizzazione delle eccellenze del territorio incluso nella Riserva della Biosfera UNESCO.

Inoltre l’IUCN nella comunicazione  del  12 dicembre 2018 (https://www.iucn.org/news/world-heritage/201812/iucn-reviews-nine-new-world-heritage-nominations-2019) aveva dichiarato che «In seguito alla riunione del gruppo di esperti scientifici della scorsa settimana, l’IUCN raccoglierà maggiori informazioni su alcuni dei siti proposti per l’inserimento nell’elenco nel 2019. Le raccomandazioni dell’IUCN saranno rese pubbliche dal Centro del patrimonio mondiale dell’UNESCO sei o quattro settimane prima della riunione del Comitato (le due pubblicazioni sono previste per il 20 maggio e il 3 giugno)» http://www.unesco.it/it/News/Detail/617.

Giusto per precisare e per conoscenza, “IUCN è il consulente ufficiale per la natura nell’ambito della Convenzione sul patrimonio mondiale. Le valutazioni delle candidature da parte dell’IUCN fanno parte di un processo rigoroso. Il World Heritage Panel dell’IUCN è una parte essenziale di questo processo, garantendo la massima qualità della consulenza indipendente. Il processo di valutazione delle candidature prevede missioni sul campo e revisioni documentali, nonché consultazioni a livello internazionale, regionale e locale. L’IUCN si consulta ampiamente con esperti che hanno una conoscenza approfondita dei siti o dei valori naturali che rappresentano” ed è, quindi, organo di cui non si può contestare l’indipendenza e la competenza a piacimento ed a seconda delle circostanze. E con questo poniamo fine alle sterili faccenduole di campanile.

Poi c’è il piano della speculazione politica, anche se con argomentazioni veritiere, per cui riferendosi al Presidente della Regione (Margherita Corrado – Senatrice Movimento 5 Stelle) «figuraccia sua personale ma anche collettiva, purtroppo, nella misura in cui (ufficialmente) ci rappresenta tutti […] l’altopiano nel suo insieme non ha, lo ribadisco e chiunque può verificarlo, i requisiti minimi richiesti ai siti che l’Unesco riconosce patrimonio dell’umanità. Non li ha, e Oliverio lo sa benissimo, perché ha contribuito non a promuovere politiche che potessero cambiare in meglio le cose ma a peggiorare sensibilmente il quadro. Oltre che per l’eccessiva antropizzazione, infatti, la Sila soffre di abusivismo edilizio. In tema di agricoltura, non riesce a passare al biologico a causa dell’uso smodato di pesticidi nelle coltivazioni di patate e, quanto al patrimonio boschivo, oggetto specifico della valutazione, tagli indiscriminati e incendi sono all’ordine del giorno» https://www.corrieredellacalabria.it/contributi/item/173174-unesco-oliverio-tenta-di-scaricare-la-figuraccia/.

Alle argomentazione della senatrice si potrebbero anche aggiungere due casi emblematici, la centrale a biomasse di Parenti e la discarica di Celico, i quali si immolano come splendenti totem nel mostrarci la contraddizione della visione dello “sviluppo” regionale.

 

Tutti i portatori di interessi conoscono bene la vicenda e sanno bene, anche se omettono di ricordarlo, che la richiesta di candidatura degli “Ecosistemi forestali della Sila” è datata 31 gennaio 2012. Quindi se in questi ormai sette anni non gli si è dato credito sarà probabilmente per una serie di lacune che le sinergiche strategie regionali non sono state in grado di colmare oppure perché la realtà eco-sistemica del luogo è ormai già compromessa.

Il mancato riconoscimento, anche se ingigantito ad arte, a dire il vero potrebbe anche essere un aspetto secondario, visto che in definitiva equivale soltanto ad una “certificazione”, di cui non so quanti sappiano valutare l’impatto economico di cui tanto si discute. L’apparente sconfitta dovrebbe servire ad indicare la strada da perseguire per creare quelle condizioni socio-culturali, prima che socio-economiche, di cui il territorio ha estrema urgenza; condizioni che non si materializzano per intercessione del bollino Unesco, ma che vanno tenacemente sostenute e praticate nella consapevolezza delle croniche difficoltà dei luoghi.

Varare disposizioni normative che tutelino l’ecologia ed il paesaggio può essere soltanto lo strumento con cui si cerca di organizzare la vita sociale, non può sopperire all’eventuale mancanza di simbiosi dell’Homo sapiens con il proprio ecosistema.

Non sottostare alle bramosie speculative è compito degli amministratori, ad ogni livello.

Ciò che si è visto negli ultimi decenni non pare proprio in linea con la nostra idea di ecologia.

Quell’idea di ecologia che ci contraddistingue e ci ascrive, a pieno titolo, nel variegato mondo dei comitati e movimenti che hanno manifestato a Roma il 23 marzo per la giustizia climatica e ambientale.

Peppe Guarascio

Tratto da: http://cotroneinforma.org/wp-content/uploads/2019/04/137.pdf

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