GRAN HOTEL ITALIA

IL PEGGIO CHE SI POSSA IMMAGINARE

Dopo aver trascorso gli ultimi tre anni in vari luoghi e in diversi nosocomi Neandertalo Sapiente era rientrato finalmente da circa due mesi, nel cuore dell’estate, nella propria umile e modesta dimora.
Gli ultimi anni di lungodegenza erano stati un deflagrante supplizio. Tra prassi amministrative, terapia inflitte e accettate per dovere di infermo, spostamenti forzati di sede che lo rendevano un essere migratore obtorto collo ed infine per sfinimento, visti i non-miglioramenti, il rientro a casa.
Il tempo era trascorso impetuoso e non gli aveva concesso, così come avrebbe voluto, di occuparsi delle sue passioni politiche. Le apparenti ed effimere dinamicità della situazione nazionale non lo avevano per nulla contagiato, relegandolo apparentemente in una condizione di “estraneo” rispetto alla italica politica. Nonostante tutto ciò, egli credeva di saper cogliere la vacuità delle proposte dei partiti e se ne beava, a tal punto da poter affermare, quando sentiva di poterlo fare: “gli ideali sani torneranno a trionfare, non so quando, tra cent’anni ma accadrà!”.
La triste estate iniziava ormai a lasciare spazio all’adorato fresco autunnale. Nel suo cantuccio accomodante vicino alla cucina economica pensava alla solitudine atavica che lo percorreva e al micro (macro) cosmo di vuoto comunicativo. Non solo il proprio. Anche quello di tutta l’umanità che lo circondava.
Rifletteva sulle cose più disparate, partendo da un punto ignoto e concludendo la propria iperbole in un altrettanto inconscio finale. La pornografica oscenità di tanti discorsi e l’insensatezza delle tesi avverse, come ridare umanità alla propria casa, il mondo tristemente impazzito e i suoi più che ottant’anni, l’arroganza di alcuni e la fragilità di altri, Laika perita nello spazio, le congetture sulla propria meteoropatia e il timore per le inquietanti intemperie autunnali, i falsi pregi del fascismo raccontati da inetti neo-fascisti, i volti spauriti e le cicogne con i loro sacri doni, le rappresentazioni fittizie di garbo e le ostentazioni raffinate di dissenso.
Non comprendeva appieno questa rassegna di immagini rappresentata in un unico piano sequenza.
Aveva forse realmente perso la cognizione della realtà e la sua proverbiale capacità interpretativa? Anch’egli si poneva questa domanda. Ciò lo tormentava e ne era atterrito, anche se provava a superarlo con noncuranza. Fortunatamente tutto ciò rimaneva relegato tra i suoi pensieri, non potendo incappare nello spiacevole errore di rivelare questa condizione ad altrui persona, visto che la sua prassi sedentaria post-nosocomio lo inchiodava nelle ristrettezze di casa. Con solo qualche visita di amici e congiunti, riusciva ad esimersi dal doverlo rappresentare.
Pensava di essersi risvegliato da un lungo sonno, ma ben presto cominciò a ripetersi “il sonno dell’intelletto umano e il trionfo dell’edonismo intriso d’individualismo sono lì fuori!”.
L’elemento più evidente ed eclatante che gli consentiva di propendere e argomentare su quest’ultima affermazione era il continuo ed inarrestabile utilizzo manipolatorio del fenomeno delle migrazioni.
Cominciò quindi a ripercorrere, a sua memoria, quanti e quali fossero i passaggi normativi e sociali fondamentali/chiave che erano riusciti a circoscrivere e rappresentare il nemico, identificarlo nell’altrui essere umano proveniente da-chissà-dove, instillare nella popolazione, pressoché tutta, un senso di frustrazione assolutamente sovradimensionato e finalmente liberare quell’astio latente, verso il diverso, che ci consente di gridare e affermare la nostra superiorità.
Perché siamo pur sempre una nazione coloniale o no? Non vorremmo certo dimenticarlo!
Cominciò ad appuntare su un blocchetto di fogli per lasciare traccia scritta di ciò che stava pensando e non dover di volta in volta rielaborare il concetto.
Il primo elemento di quest’elenco, quantunque costituisca l’ouverture dell’inciviltà della più o meno recente legislazione italiana, è paradossalmente sepolto nelle oscure tenebre dell’oblio della nostra società. Dovrebbe invece essere considerato il diabolico sistema grazie al quale la condizione del migrante trasformata in delitto diviene contesto imprescindibile cui agganciare il prosieguo dell’atteggiamento persecutorio. Infatti, l’essere migrante è reso, a prescindere di una sua qualunque fantomatica colpa, colpevole. Reo di essere clandestino a prescindere, così en passant.
Parliamo della Legge Dossi-Alpini (Bossi-Fini), datata 2002. Cazzo sedici anni! Governo di centro-destra. Patroni della legge: il capostipite dei celoduro della Lega Nord ed un ex fascista.
Il secondo elemento, giusto un anno addietro, si fa più sottile e scaltro nei metodi. Blandisce il pelo a quel bel razzismo latente, millantando procedure più snelle e veloci sulle audizioni per le richieste d’asilo. Come? Direte voi! Facile, riducendo i gradi di giudizio per i migranti. Il secondo, si cancella! Possibile che nessuno fosse stato capace di pensarci prima? Bastava solo modificare lo stato di diritto per qualcuno (poco importa che siano i più deboli della società) e il gioco è fatto. E per non farsi mancar nulla, restrizioni per le forme di dissenso e fogli di via a gogo. Ah, dimenticavo! Introduce quel bel mix di vigore securitario accomunando nello stesso oggetto di legge la sicurezza e l’immigrazione.
È il Decreto Ruggiti-Cantando (Minniti-Orlando), metà 2017. Governo di centro-centrosinistra. Estensori due mattacchioni del PD: il primo tutto fermezza, l’altro tutto insensatezza “a sinistra”.
Il terzo elemento, fresco fresco, appena sfornato. Legittimo corollario di quanto sopra esposto, prosegue la ormai assodata correlazione sicurezza-immigrazione, spalmandoci su un po’ di melensa rivisitazione sui beni confiscati. Andiamo con ordine. Annientamento degli SPRAR, accoglienza diffusa e migliore, a nutrimento dei CPR, dove chi fotte, fotte bene! Repressione sul disagio abitativo. E, visto che ci siamo, ridiamo i beni ai mafiosi, che alla fine appartenevano a loro. E sta fuffa dei piagnucolanti del centro-centrosinistra che prima sdoganano merdosi modi di fare e poi borbottano come dei vecchi incapaci di prender sonno.
A noi (ops!) il cosiddetto Decreto Sbraitini (Salvini), inizio autunno 2018. Governo giallo-verde, 5stelleghista o (para-pro-ultra-sghembo) sovranista, non esistono più i riferimenti di posizionamento e di tendenza ideologica. Mentore della proposta: l’ex-celodurista, oggi inquilino del Viminale.
Fin qui quelli che egli ricordava come gli interventi legislativi più importanti per evitare di trattare il caso come se fosse avulso dal quadro normativo, il quale altresì ne è uno dei maggiori responsabili.
Si assopì. Era stanco dello sforzo compiuto e i suoi più che ottant’anni lo incalzavano.
Il mattino seguente si svegliò con un chiodo fisso, quello di provare a confrontare i numeri e la percezione sugli episodi razzisti e xenofobi degli ultimi anni. Ce ne erano alcuni di eclatanti e di rilievo intergalattico (Traini e la tentata strage di Macerata, l’omicidio di Soumalia Sacko a San Calogero) tante altre decine diciamo minori ne ricordava dalle rassegne stampa, comunque platealmente tutti derubricati dalla politica più influente come episodi senza alcuno retroterra razzista.
Chiese così alle persone più fide di procuragli quanti più periodici possibili degli ultimi tre anni, quelli del suo esodo forzato. Ricevutili, giornali locali o prestigiosi quotidiani nazionali, iniziò a sfogliarli cominciando a segnare l’argomento della propria ricerca, ma immediatamente si rese conto che la domanda di chiarezza che aveva posto a se stesso, trovava traccia solo sotto forma di cronaca senza grosse analisi interpretative. Allo stesso modo questi quotidiani erano strapieni di accuse di violenza da parte di cittadini stranieri e per par condicio si arrivava sempre a somma zero. Tutto ciò gli parve alquanto strano, almeno nei numeri, rimase ferito e desistette immediatamente dalla ricerca, anche se non senza un profondo turbamento.
Poi qualche settimana dopo aver fatto questi ragionamenti esplose il caso Riace.
Inizialmente Neandertalo era profondamente inferocito perché come ormai succedeva da tempo anche i notiziari erano mera cronaca spicciola, non consentivano di valutare le reali dimensioni degli atti della magistratura e concorrevano solo a ammassare questa ad altre cronache giudiziarie.
Poi arrivarono le offerte di ospitalità per Lucano, alcune delle quali pensò Neandertalo: “non si rendono conto di essere ridicoli, millantando buone forme di gestione dell’accoglienza nelle proprie comunità, quando in realtà è mera burocrazia e denaro. Offrire ospitalità al Masaniello di turno, ma questi sindaci capiscono di stare su fronti contrapposti col Masaniello!”.
Mimmo Lucano un amministratore lungimirante e idealista. Colui che facendo costruire due pozzi d’emungimento è riuscito ad affrancarsi completamente dalla dipendenza dalla SoRICal, un mega-mostro profittatore del bene pubblico acqua. Colui che ha dato in gestione la raccolta dei rifiuti ad una cooperativa costituita da lavoratori italiani e migranti con asini che trainano carretti di legno, in una regione in cui la gestione dei rifiuti è di pertinenza assoluta delle ecomafie. Colui che ha fatto rinascere un borgo.
Mimmo Lucano prima agli arresti domiciliari, poi successivamente con divieto di dimora nella propria cittadina. Considerato come un reietto e sottoposto a un attacco istituzionale solo perché portatore dell’idea che l’accoglienza deve essere incondizionata e non piegarsi ai quei vincoli burocratici, contro cui il Sindaco Lucano ha condotto una battaglia di disobbedienza civile sempre rivendicata.
Al punto da allontanarsi dalle esperienze calabresi di accoglienza con cui era al principio legato e che avevano un ideale politico di movimento, perché come racconta egli stesso «Appena arriva un po’ di potere l’approccio ai percorsi che si fanno diventa di tipo ispettivo e tutto deve rientrare dentro i canoni della legalità e delle corrette procedure […] La maggior parte dei progetti si sono modificati, non c’è la militanza, non c’è l’ideale politico. […] Per questo, quando si producono le ispezioni all’interno dei progetti di accoglienza che sono legati di più a un ideale di sinistra sono più severe. Questi ideali a chi oramai si è istituzionalizzato danno fastidio».
Neandertalo si pose delle domande, in un ordine che gli apparve logico e consequenziale:
“Si può soggiogare l’istanza di giustizia sociale alle regole della legalità?
Quando ciò comporta agire contro l’umano spirito di fratellanza, possono/devono burocrazia e legalità essere ridimensionate, rispetto al loro oggettivo potere coercitivo?
Nella malaugurata ipotesi in cui il potere coercitivo deborda con norme di assoluto non-buon senso, è ancora possibile contestare e contrastare democraticamente codeste norme nella Stato-Italia?
Ed infine, se il potere esecutivo è utilizzato per imbrigliare le forme meglio autorganizzate e/o per annientare i contesti di dissenso, è legittimo pensare a metodi opportuni per scardinarlo?”
Il tramonto pareva mostrarsi nella sua più prorompente ambiguità e quel piccolo pezzo di luna che Neandertalo intravedeva, attraverso il lucernaio, nella traiettoria visiva dalla poltrona al firmamento, pareva essere il residuo barlume della coscienza di una civiltà regredente. Una fioca fucina ancora in vita, cui prestare accudimento e con cui provare a germinare un fraterno nuovo mondo.

Contreras

Tratto da: http://cotroneinforma.org/wp-content/uploads/2018/11/136.pdf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.