Operazione Anti-Ndrangheta della Dda di Catanzaro
Positivo infliggere colpi alle mafie, ma non facciamo pagare le conseguenze a migranti e richiedenti asilo, le vere vittime di questa storia
L’operazione della Dda di Catanzaro contro il clan Arena di cui oggi abbiamo notizia ha sicuramente inferto un colpo importante alle attività economiche della ‘Ndrangheta. Come associazione da anni impegnata nella lotta alle mafie accogliamo con favore una simile operazione di disinnesco delle infiltrazioni economiche e politiche delle cosche mafiose.
Tuttavia ci preoccupano le conseguenze che potrebbe avere l’accusa di gestione criminale del Cara di Isola di Capo Rizzuto. In attesa che la giustizia faccia il suo corso l’ARCI, da sempre in prima fila per la difesa dei diritti di migranti e rifugiati, richiama chi ha responsabilità politiche e istituzionali, nonché i giornalisti e la stampa, a non trasformare una vicenda di cui i rifugiati e il sistema d’accoglienza sono vittime, nell’ennesima campagna contro il diritto d’asilo e il diritto ad una accoglienza dignitosa.
I primi a subire le conseguenze di un’eventuale gestione criminale dell’accoglienza sono proprio le persone che sono costrette a vivere in centri gestiti, troppo spesso, da soggetti non competenti e senza scrupoli.
Da anni denunciamo le conseguenze di un sistema d’accoglienza nel quale i grandi centri attirano gruppi e soggetti che non hanno alcuna competenza in materia, attirati solo dal possibile guadagno. I grandi centri diventano troppo spesso grandi ghetti, separati dalle comunità locali e nei quali facilmente si creano spazi per la criminalità organizzata. Ancora una volta ribadiamo la necessità di chiudere questi giganteschi luoghi di emarginazione, a favore di una rete diffusa di piccoli centri, sul modello dello Sprar, sotto la responsabilità delle amministrazioni locali e con la regia di Regioni e Ministero dell’Interno.
Chiediamo, inoltre, che venga istituito al più presto un registro delle organizzazioni che svolgono attività a favore dei rifugiati e per il diritto d’asilo e che l’iscrizione a questo registro venga condizionata alla presenza di esperienza e competenza comprovata, nonché all’assenza di procedimenti a carico.
Chiediamo infine che vengano valorizzate le attività di chi si batte per i diritti dei rifugiati, evitando di trasformare questa vicenda nell’ennesima campagna discriminatoria contro i diritti dei migranti.
Roma, 15 maggio 2017