Comunicato stampa Legambiente

Rifiuti, le quattro proposte di Legambiente a Oliverio

«Un nuovo Piano rifiuti contro i lobbisti delle discariche e degli inceneritori». Ribadito il “no” agli impianti di Scala Coeli e Melicuccà.

CATANZARO: Legambiente ha presentato al governatore Mario Oliverio le proprie proposte per il piano regionale sui rifiuti. Lo scorso venerdì 19 giugno a Lamezia Terme, in occasione dell’incontro istituzionale con il vicepresidente nazionale Stefano Ciafani, il presidente regionale Francesco Falcone ha concordato, con il presidente della Giunta regionale Oliverio, un incontro interlocutorio sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
All’incontro hanno partecipato il direttore generale del dipartimento lavori pubblici della Regione Domenico Pallaria, la segreteria regionale, il vicepresidente regionale Andrea Dominijanni ed Antonio Nicoletti e Nuccio Barillà della segreteria nazionale di Legambiente.
«Un confronto necessario – spiega Falcone – per contribuire a realizzare anche in Calabria quella rivoluzione del ciclo dei rifiuti che si è concretizzata anche in altre regioni, a partire dalla Campania».
Il governatore Oliverio ha affermato che «l’obiettivo della Regione è di realizzare impianti che consentano lo smaltimento dei rifiuti a impatto zero, ma che non si può non tener conto, al momento, della condizione di partenza che è quella di un’emergenza a orologeria che è necessario governare. Dobbiamo puntare alla realizzazione di un nuovo percorso fatto di obiettivi chiari e trasparenti, considerando il ruolo fondamentale di Legambiente».
Legambiente Calabria ha chiesto l’impegno e la determinazione da parte della Regione, per una politica chiara e trasparente della gestione del ciclo dei rifiuti. «Abbiamo ribadito con forza – afferma Falcone – il nostro no all’apertura delle discariche di Scala Coeli e Melicuccà, al non utilizzo di Celico come discarica di rifiuti tal quale e chiesto la delocalizzazione dell’impianto di Sambatello».

LE QUATTRO IDEE DI LEGAMBIENTE
Quattro i punti cardine della proposta avanzata da Legambiente per il Piano regionale sui rifiuti. Innanzitutto, la Legge di riordino del sistema e trasparenza nella gestione degli impianti. «Dopo il fallimento, economico e politico, delle esperienze delle società miste – segnalano gli ambientalisti –, è urgente giungere all’attuazione di una legge regionale che metta mano all’organizzazione e alle forme di gestione che dovranno ripartire replicando le esperienze positive messe in campo dalle gestioni pubbliche, coinvolgendo quelle realtà private virtuose da scegliere secondo criteri di trasparenza e legalità, con gare a evidenza pubblica, rilanciando tutto il ciclo dei rifiuti sui principi di economicità, efficienza ed efficacia. In questa logica, andrà ricondotto anche il percorso di affidamento futuro dell’impiantistica realizzata nel passato da Veolia».
Secondo punto, la Raccolta differenziata “porta a porta” e sostegno economico e tecnico ai Comuni: «Occorre incrementare le attuali irrisorie percentuali regionali di riciclo attraverso la raccolta “porta a porta” con particolare attenzione agli scarti alimentari e alla frazione umida».
Necessario, poi, per Legambiente, puntare su “Impianti di gestione della frazione organica”. Per aumentare in poco tempo le quantità (oltre alla qualità) dei rifiuti riciclabili raccolti in modo separato occorre puntare alla frazione organica dei rifiuti (pari ad almeno un terzo del totale dei rifiuti urbani prodotti, con territori dove la percentuale supera anche il 40%) e agli imballaggi, prodotti in ambito domestico.
Alla luce della evidente carenza di impianti per trattare le frazioni compostabili dei rifiuti per la produzione di compost di qualità e facendo una stima sommaria, considerando che circa un terzo dei rifiuti urbani prodotti sono costituiti da frazione compostabile, c’è necessità di più impianti, distribuiti su tutto il territorio regionale, per trattare circa 300.000 tonnellate all’anno di rifiuti biodegradabili, anche per evitare di alimentare ulteriormente il trasporto su gomma dei rifiuti in tutta Italia, un settore da sempre a rischio sotto il punto di vista criminale.
Occorrono, secondo quanto segnalato a Oliverio, digestori anaerobici finalizzati alla produzione di biogas e al compostaggio di qualità; realizzazione di stazioni di trasferenza o centri intercomunali di raccolta, utili per migliorare la logistica dei rifiuti riciclabili. Bonifica delle tante discariche non a norma, chiuse ma senza alcuna azione di risanamento.
Quarto ed ultimo punto: «La leva fiscale per fermare l’utilizzo delle discariche e incentivare le virtuosità di Comuni e cittadini. Se la discarica non diventa l’opzione di gestione dei rifiuti più costosa non si raggiungerà mai l’obiettivo di riduzione dei conferimenti di rifiuti agli impianti di smaltimento finale. Per far questo è fondamentale utilizzare la leva economica, mentre per incoraggiare la diffusione delle buone pratiche di gestione dei rifiuti fondate su efficienti sistemi di intercettazione a monte dei rifiuti con le raccolte domiciliari è altrettanto importante utilizzare un criterio di premialità nei confronti dei Comuni virtuosi (priorità negli investimenti e nella partecipazione a bandi regionali) e dei cittadini virtuosi che producono pochi rifiuti indifferenziati (con sconti sulla tassa/tariffa/tares pagata dalle utenze domestiche o produttive)».
La Delibera della passata Giunta Regionale sull’aumento della tassa di conferimento in discarica, continuano gli attivisti del Cigno nero, va rafforzata perché va nella giusta direzione. I proventi dell’ecotassa dovrebbero essere utilizzati per incentivare i Comuni che vogliono abbandonare il sistema di raccolta differenziata stradale per intraprendere quello domiciliare.
Nel mirino anche l’inceneritore di Gioia Tauro, che «risulta sovradimensionato e va ripensato, presenta un surplus di offerta impiantistica di termovalorizzazione pari a circa 90.000 tonnellate all’anno che aumenterà progressivamente nel rispetto della normativa sulla raccolta differenziata. Sappiamo che è possibile trattare la parte residua del rifiuto urbano senza accendere nuove linee di termovalorizzazione e riducendo l’inquinamento».
Per Legambiente «ci sono due potenti lobby che lavorano per fermare la rivoluzione dei rifiuti in atto nel paese: ci sono i “signori delle discariche” che continuano a condizionare pesantemente le politiche locali per continuare a smaltire in grandi quantità i rifiuti sotto terra, spesso a prezzi stracciati che sbaragliano ogni altra ipotesi di gestione, e i “signori dell’incenerimento” che vorrebbero continuare a costruire nuovi impianti, o ad ampliare e ammodernare i vecchi, in uno scenario nazionale ormai completamente cambiato e saturo sotto questo punto di vista». E «contro il modello praticato da queste due lobby occorre agire per concretizzare politiche di prevenzione e di massimizzazione del riciclo dei rifiuti».

Tratto da: corrieredellacalabria.it

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