Incursioni nella Storia – Pillola numero zero

Il “Giorno del ricordo”, le foibe e gli esuli, Norma Cossetto e Red Land

1) Il «Giorno del ricordo»: solo un parte della storia

La legge n° 92 del 30 marzo 2004, “Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”, ha individuato la data del 10 febbraio come Giorno del ricordo.
In tale data, chiunque ne senta la necessità, celebra quegli accadimenti (intorno alla fine della seconda guerra mondiale) della regione geografica identificata come confine orientale.
Non interessa qui entrare nel merito delle vicende storiche ricostruendone la complessità, né tantomeno ricordare la sequenza dei distinti “governatorati” che hanno gestito quei territori; il suggerimento è quello di non dimenticare che ciò accadde dopo l’8 settembre del ’43 (l’Italia era in un momento di confusione istituzionale e aveva alle spalle vent’anni di regime fascista) e che le truppe occupanti naziste controllavano di fatto il territorio (sodali con i fascisti e osteggiate dai partigiani).

 

          

La Zona di operazioni Litorale Adriatico (Ozak), stabilita dall’amministrazione militare tedesca nel settembre 1943, annessa de facto al reich nazista.
Analogo statuto ebbe la Zona di operazioni delle Prealpi (Ozav), che comprendeva le province di Trento, Bolzano e Belluno. https://www.internazionale.it/notizie/nicoletta-bourbaki/2017/02/10/foibe#p_744305_i_31)

2) Falsi storici

L’interesse di questa riflessione è quello di confutare una serie di inesattezze e mistificazioni simboliche che la rinvigorita propaganda destrorsa utilizza per celebrare la giornata.
Per far ciò si prenderà in prestito la commemorazione che annualmente si consuma a Reggio Calabria, dove dal 2005 è posta, presso l’area archeologica “Griso-Laboccetta”, una targa che ricorda Norma Cossetto.
Quanto si legge nei box in basso sono stralci di alcuni articoli e/o comunicati stampa, diffusi negli ultimi anni, nell’approssimarsi della ricorrenza.
Sarà particolarmente curioso notare come: i fatti storici non hanno alcun confine determinato e delimitato, la presunzione con cui si citano cifre irrealistiche è disarmante, le suggestioni personali lasciano spazio alle proprie fantasie nella descrizione di personaggi o accadimenti.

Una storia vergognosa celata per 60 anni!
Nell’area Griso Laboccetta la commemorazione nel nome di Norma […] Una giovane studentessa istriana di soli 15 anni che è stata sottoposta a tortura e violenze inimmaginabili e gettata in una delle tante fosse nel 1943; insignita della Medaglia d’Oro al Valor Civile, a lei è stata dedicata la targa, posta nel 2005 dall’associazione Reggio-namenti, proprio presso l’area archeologica Griso–Laboccetta, come monito affinché tragedie di questo tipo non debbano mai più ripetersi. […] Voci dal Sud 14 Anno IX° nr. 2 Febbraio 2013 – www.sosed.Eu – GIUSI MAURO – Calabria Ora
vds-13-02-Febbraio pag 14

Anche quest’anno l’Associazione “Reggionamenti” celebrerà in Città “Il Giorno Del Ricordo”
[…] “Con la passione di raccontare e commemorare un pezzo di Storia tragica della Patria Italia […] celebreranno in Città “Il Giorno Del Ricordo”, per non dimenticare i 20.000 italiani assassinati nelle foibe nel periodo 1943/45 dai partigiani comunisti iugoslavi ed i 350.000 esuli istriani, giuliani e dalmati”. Lo afferma il Presidente di “Reggionamenti”, Augusto Borbotti […] All’indomani di quella promulgazione del Parlamento, “Reggionamenti” ottenne dall’Amministrazione Provinciale dell’epoca (Presidente Pietro Fuda) di collocare presso l’Area Archeologica “Griso-Laboccetta” […] una targa commemorativa del sacrificio della studentessa istriana, Norma Cossetto, (medaglia d’oro al valore civile) stuprata e torturata per un’intera notte dai partigiani comunisti iugoslavi e poi gettata ancora viva in una foiba a Trieste […] https://www.ilmetropolitano.it/2019/02/07/anche-questanno-lassociazione-reggionamenti-celebrera-in-citta-il-giorno-del-ricordo/

Reggio Calabria – Il film sulle foibe “Red Land” presso la sede di Stanza101
[…] da circa quindici anni è posta la targa commemorativa di quella che è ormai diventata simbolo del martirio delle foibe: la studentessa istriana Norma Cossetto. Questa ragazza venne sequestrata, torturata ed uccisa dai partigiani comunisti jugoslavi per poi essere barbaricamente gettata insieme ai suoi familiari in una di quelle fosse carsiche chiamate Foibe.
Quest’anno, forse anche in linea con l’atmosfera del rinnovato governo, la televisione pubblica, precisamente Rai3, manderà in onda oggi (venerdì 8) in prima serata il film “Red Land – Rosso Istria” che rappresenta la grande novità cinematografica di questo periodo avendo avuto apprezzamenti dalla critica per l’equilibrio con cui viene raccontata questa grande tragedia della patria Italia. […]
http://www.strill.it/social/2019/02/reggio-calabria-il-film-sulle-foibe-red-land-presso-la-sede-di-stanza101/10 febbraio 2019

3) Norma Cossetto

Dagli estratti sensazionalistici si evince che la studentessa avesse solo 15 anni. Inoltre che fosse stata stuprata e torturata per un’intera notte e poi gettata ancora viva in una foiba a Trieste ovvero che fosse stata sequestrata, torturata ed uccisa per poi essere gettata insieme ai suoi familiari in una di quelle fosse carsiche chiamate foibe.

Procediamo con ordine. Età, luogo del ritrovamento e familiari.
Norma Cossetto era nata il 17 maggio 1920 e il suo corpo fu estratto dalla foiba di Surani vicino ad Antignana/Tinjan nel dicembre del 1943 (la morte è stimata agli inizi di ottobre dello stesso anno).
Per cui si può affermare con certezza che aveva poco più di 23 anni, che il suo corpo fu rinvenuto a circa 80 km da Trieste e che nel luogo da cui fu estratta (insieme ad altri 25 cadaveri) non è stato ritrovato nessuno dei suoi familiari.

Sorvoliamo con disappunto la questione se sia stata gettata ancora viva o uccisa e poi gettata!

Circa le disparate notizie sulla morte le ricostruzioni sono più ambigue e difficoltose, ma quantomeno bisognerebbe usare il condizionale quando si parla deliberatamente di “stupro”.
«Fin da subito si diede per certo lo stupro. La fonte sarebbe stata una testimone non identificata che avrebbe assistito di nascosto alla violenza sulla donna. […] Quando il 12 luglio del ’45 gli Alleati interrogano Arnaldo Harzarich, capo dei vigili del fuoco reclutati a suo tempo dai tedeschi per il recupero degli infoibati, lui si limita a riferire la vox populi, che sembra cercare di unire i puntini incongrui di questa storia: Norma Cossetto sarebbe stata legata ad un tavolo della caserma dei Carabinieri di Antignana (identificato da Il Piccolo come luogo di detenzione «logico» – data la vicinanza alla foiba di Surani) e qui violentata da ben 17 partigiani “slavi” (i «balcano-comunisti»), ovvero il numero delle bustine rinvenute nella foiba secondo «Il Piccolo», gettate quindi da ogni singolo stupratore per “firmare” sprezzantemente il delitto. Un vero e proprio controsenso: la tumulazione dei corpi in una foiba serviva ad occultarli velocemente per evitare le rappresaglie.»
(Nicoletta Bourbaki, Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 2a parte|Cosa sappiamo davvero di questa storia?, https://www.wumingfoundation.com/giap/2019/01/fantasy-norma-cossetto-2-cosa-sappiamo/)

4) Italiani assassinati nelle foibe: 20.000 – Esuli istriani, giuliani e dalmati: 350.000

Per quel che riguarda il numero dei morti Jože Pirjevec citando la storica slovena Nevenka Troha e quella italiana Claudia Cernigoi arriva a stimare un numero di 3.000-3.5000 «persone decedute a causa di tutte le forme di violenza – arresti, deportazioni, “infoibamenti”». Dati che sarebbero confermati dalla ricerca di Urška Lampe secondo cui «il numero totale delle vittime per mano jugoslava nel periodo dopo la liberazione non dovrebbe superare i 2.627».

«Nicoletta Bourbaki. Ogni anno si sente ripetere dai mezzi di informazione che gli infoibati tra 1943 e 1945 furono almeno diecimila […] Queste vittime sono tutte “infoibate”?
Jože Pirjevec. […] In totale dunque circa tremila, tremilacinquecento persone, circa due terzi delle quali di nazionalità italiana, per lo più soldati inquadrati in formazioni che, a diversi livelli, collaboravano con gli occupanti tedeschi. […] Inoltre possiamo ritenere che un certo numero di persone rimpatriate non sia stata registrata o non si sia presentata alle autorità per paura di un nuovo arresto dovuto al presunto passato fascista. Sono cifre che le autorità italiane avevano a disposizione già nel 1959, ma non sono mai state pubblicate. Ciò mi sembra significativo, perché dimostra che grande operazione propagandistica e politica sia stata portata avanti negli ultimi decenni.»

Per quel che riguarda il numero degli esuli Sandi Volk in una stima calcolata per eccesso valuta 150.000 persone, considerando «le cifre fornite per le varie ondate e ipotizzando che se ne siano andati tutti gli abitanti censiti nell’anteguerra». Anche considerando affidabili i dati forniti dall’Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati (Oapgd) agli inizi degli anni cinquanta si arriva al numero di 250.000 profughi.

«Nicoletta Bourbaki. Parliamo dell’esodo dai territori ceduti dall’Italia alla Jugoslavia al termine della seconda guerra mondiale. I numeri dei profughi sono nebulosi e non c’è completa chiarezza nemmeno sull’arco temporale. Perché?
Sandi Volk. Perché quei numeri servivano allo stato italiano alla conferenza di pace, quale dimostrazione dell’attaccamento della popolazione all’Italia e proprio per questo sono numeri inattendibili. […] Questo tipo di “censimento” è alla base di tutte le ancor più fantasiose quantificazioni successive. Padre Flaminio Rocchi, artefice della cifra “ufficiale” dei 350mila, aggiunge al numero dei profughi anche i deceduti prima dell’esodo! Mi pare evidente che ci sia una volontà politica di non arrivare a una quantificazione seria, che peraltro potrebbe essere ottenuta tranquillamente ricorrendo alle schede di censimento dell’Opera profughi oppure, meglio ancora, alle anagrafi slovene e croate, dove sono annotate le cancellazioni dalla residenza e dalla cittadinanza.»
(Di Jože Pirjevec, Nicoletta Bourbaki e Sandi Volk, Esodo e foibe. Separare ciò che appare unito, in La storia intorno alle foibe, https://www.internazionale.it/notizie/nicoletta-bourbaki/2017/02/10/foibe#p_744305_i_31)

5) “Red Land – Rosso Istria”: avrebbe avuto apprezzamenti dalla critica per l’equilibrio con cui viene raccontata questa grande tragedia della patria Italia

Di seguito alcuni evidenti errori  storici (voluti!) e ideazioni narrative alquanto fantasiose.

«Almeno metà dei personaggi sono di pura fantasia, compreso il super-villain della locandina: il capo «titino» Mate […] Va detto che tutto ciò è normale al cinema, e a maggior ragione lo è in una vicenda in gran parte oscura come quella di Norma Cossetto dove per imbastire un film è impossibile non inventarsi qualcosa. […] Fondamentale in questa ideologia è la rappresentazione dell’altro da sé: nel film sono gli «slavi», addobbati come zingari in contrapposizione agli italiani vestiti invece con abiti “normali” […] In quest’ottica è facile rintracciare nella rappresentazione che Red Land dà dei «titini» – Nota Bene: termine all’epoca inesistente, anche perché nel ’43 buona parte degli italiani, e probabilmente anche dei croati istriani, non aveva nemmeno idea di chi fosse Tito – quali stupratori seriali e assassini sanguinari, l’immagine degli immigrati/”sostituti etnici” nella mentalità sovranista. […] Rosso Istria è il primo film del dopoguerra in cui i nazisti fanno un ingresso alla «arrivano i nostri». […] Viene addirittura inventato un assalto «titino» ad una caserma dei carabinieri allo scopo di mostrare l’eroica quanto disperata resistenza fascista alle orde slave. Non risulta ci sia stato alcun scontro di questo tipo, non prima dell’arrivo dei tedeschi, tanto meno risulta il fatto che i partigiani utilizzassero gas, lacrimogeni o maschere antigas nelle loro azioni come si vede nel film. […] Anche come intrattenimento il film funziona molto male. Le incursioni nel fantastico e nel gore sono trattenute dal mandato ideologico a cui il film è subordinato.» (Nicoletta Bourbaki, Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto, 1a parte|Una kolossale foiba nell’acqua: il film Rosso Istria, https://www.wumingfoundation.com/giap/2019/01/fantasy-norma-cossetto-1-red-land/)

Prima locandina di Rosso Istria (2016) Rosso Istria si è dimostrato attendibile fin dalla prima locandina, che non mostrava affatto profughi istriani, bensì civili francesi in fuga dai nazisti nel 1940, come già analizzato qui. Ancora una volta si spacciavano per vittime dello «slavocomunismo» quelle che nella realtà erano vittime dei nazifascismo.

peppekiller

 

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